Elezione Coni Fvg, primo nome già noto è quello di Andrea Marcon
I termini per la presentazione delle candidature scadranno il 28 marzo: numero uno per otto anni della Federazione Italiana Baseball e Softball, che per la prima volta, sul nostro giornale, presenta priorità e obiettivi

Con la chiusura del terzo e ultimo mandato di Giorgio Brandolin al vertice del Coni Fvg sta per aprirsi un nuovo capitolo per il Comitato Olimpico regionale che il 12 aprile avrà un nuovo presidente. I termini per la presentazione delle candidature scadranno il 28 marzo ma un nome è già noto, quello di Andrea Marcon, numero uno per otto anni della Federazione Italiana Baseball e Softball, che per la prima volta, sul nostro giornale, presenta priorità e obiettivi.
Marcon, che cosa l’ha spinta a candidarsi?
«Ho atteso che si concludesse il mandato della Fibs per iniziare a capire se attorno al mio nome avrebbe potuto nascere una convergenza di idee e contenuti. Il risultato è stato molto sorprendente. Vorrei dare indietro a questa regione un po’ di ciò che ho ricevuto».
Quali le sue priorità?
«Innanzitutto erediterei un Coni in salute, gestito molto bene da Giorgio Brandolin. In questi anni le Federazioni regionali hanno sviluppato una buona indole organizzativa che va valorizzata e, davanti a noi, abbiamo diversi appuntamenti importanti come gli Eyof 2027. L’obiettivo numero uno è lavorare in sinergia con tutti mettendo a disposizione le competenze e le conoscenze maturate nella Fibs».
Quale il futuro del Coni?
«Il Coni non deve fare assistenzialismo ma mettersi a disposizione delle Federazioni per creare opportunità. In quest’ottica credo che il Comitato Fvg sia forse l’unico in Italia a poter vantare una certa autonomia, anche economica, grazie alla sinergia con la Regione Fvg ed è fondamentale che questa venga mantenuta per continuare a dare appoggio alle Federazioni, ad esempio sulla riforma dello sport».
Che resta un punto caldo.
«La riforma è stata di notevole impatto anche se poco in linea con le esigenze delle società, però esiste e nessuno di noi ha il potere di cambiare le cose. Polemizzare o recriminare è inutile, dobbiamo adattarci e coglierne le opportunità».
Di che cosa hanno bisogno le Federazioni più piccole?
«Sicuramente di comunicazione. In queste settimane ho incontrato quasi tutti i rappresentanti delle Federazioni e ho perso il conto di quanti eventi vengono organizzati e di quante idee vengono messe in pratica anche se con fatica. Permettere a tutti di comunicare è il primo passaggio, poi è importante informare sulle modalità di accesso ai finanziamenti, favorire l’interesse dei partner commerciali e cercare di uscire dall’idea friulana del “fasìn di bessôi”, un grande pregio che rischia di diventare un limite. Condividere le esperienze sarà fondamentale anche in considerazione dell’attenzione che le istituzioni hanno verso gli eventi sportivi intesi come volano per l’economia e la visibilità del territorio».
Ricordiamo gli obiettivi principali ottenuti in Fibs?
«Ho ereditato una Federazione con un deficit di bilancio di 1milione 600mila euro e l’ho restituita con i conti a posto. Abbiamo fatto una rivoluzione gentile anche dal punto di vista organizzativo. Il mondiale di softball in Friuli è stato l’apice del mio lavoro ma ciò di cui vado più fiero è che nell’anno del Covid la Fibs è stata l’unica Federazione, assieme al calcio professionistico, a portare a termine tutti i campionati». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto