Eurobasket, Zorzi: «La Slovenia? Mi fa invidia: qualche anno fa noi la battevamo»
Parla il goriziano Tonino Zorzi, 82 anni, decano dei coach: «Hanno una marcia in più, noi facciamo disastri nello sport»

GORIZIA. Tonino Zorzi, campione sul parquet degli anni ’50 e ’60, miglior giocatore della storia della pallacanestro Varese (che ne ha avuti di fenomeni in mezzo secolo quindi dà l’idea), oltre mille panchine in serie A con 5 promozioni in A1. A 82 anni domenica notte ha dormito male. Ne siamo sicuri, anche se lui prova a fare melina.
«Sentivo i fuochi d’artificio a Nova Gorica, facevano festa per la vittoria della nazionale di basket agli Europei, una vittoria stra meritata, frutto della passione, del talento, del lavoro in palestra, dell’organizzazione dello sport oltre quello che una volta era il confine».
E come si è sentito coach?
«Ho provato una sana invidia e mi sono girate le scatole, mi sono girate molto le scatole: noi qualche anno fa gli slavi anche li battevamo. Quel mondo lo conosco bene da quando, come capitano dell’Ignis Varese a inizio anni ’60 andai a sfidare a Lubiana gente come Ivo Daneu e Boris Kristancic. Già all’epoca avevano un’organizzazione da copiare».
Adesso?
«Non abbiamo incontrato la Slovenia agli Ottavi solo per uno scherzo del calendario, altrimenti ci avrebbero buttato fuori. La Serbia ha lasciato a casa 5-6 potenziali star. Noi arranchiamo, ma i problemi sono a monte».
Nella scuola?
«Certo. Lo sport nelle scuole dell’ex Jugoslavia è al centro dei programmi. Ci sono palestre in tutti i paesi, sono sempre più funzionali, hanno pannelli solari per risparmiare sulla gestione, sono riscaldate e accoglienti. In Italia la situazione è a dir poco deprimente».
Vive a Gorizia, una città di basket...
«Lo era. Ora non ci sono più i campetti all’aperto in cui allenarsi, la mia Unione Ginnastica Goriziana non fa più neanche i corsi di minibasket. Per me è una coltellata al cuore. Il campetto di San Luigi è occupato dagli immigrati...Il palasport è chiuso, fra un po’ aprirà solo alle ballerine. I ragazzini stanno ore e ore al pc? È l’inarrestabile progresso, non è quello il problema. Invece il basket soffre per la concorrenza di altri sport».
L’Italia di Messina?
«Ho scoperto io Ettore a Mestre, è un grande coach, ma dopo aver perso due partite all’Europeo gli l’ho chiamato dicendogli che aveva sbagliato convocazioni. Cervi e Vitali, gli unici pivot e play veri che avevamo li ha lasciati a casa, Flaccadori, guardia emergente, pure. Avremmo comunque perso, ma...».
C’è l’ormai cronico problema della carenza di lunghi.
«Bisogna lavorare in palestra duramente, è l’unica soluzione. Investire sugli allenatori. Praja Dalipagic diceva che tiratori si diventa dopo ore e ore di tiro in palestra. Quando lo allenavo a Venezia aveva le chiavi dell’Arsenale e si allenava per ore».
Gallinari ha talento, ma quel pugno in amichevole...
«Gallo ha talento da vendere, ha un gran conto in banca, ma non ha ancora vinto nulla in carriera. Ha fatto una cavolata, gli mancano un po’ di sani calci in c...che gli avrebbe dato uno come Cesare Rubini»
E il baby fenomeno Doncic? Chi le ricorda?
«È fortissimo. Nel 1965 il mio amico Pino Gjergja mi porta a Zara. Entriamo in palestra, nel tunnel che porta al campo mi indica un lungagnone che doveva chinarsi per passare: era Kresimir Cosic. Ecco, Doncic mi ricorda un grande come Cosic, uno che giocava in tutti i ruoli».
Insomma, tornerebbe giovane per allenarlo...
«(ride ndr) Vuole dirmi che sono vecchio? Ho appena portato in alto nel mondo la Nazionale over 75».
Paròn, le Federbasket slovene e serbe sono guidate da ex campioni come Nesterovic e Danilovic...
«Tre anni fa chiesi al presidente Fip Gianni Petrucci se potevo accompagnare la selezione nazionale under 14 a un torneo, gratis ovviamente, tanto per insegnare qualcosa. Rispose che il ct Pianigiani non era d’accordo, non gli credetti. Quest’estate ci ho riprovato: mi ha detto che non era opportuno...veda lei».
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