L’ex ds Giaretta vede le basi per il futuro dell’Udinese: «La salvezza a marzo è importante»
L’attuale direttore sportivo del Pafos, capolista del massimo campionato di Cipro analizza il cammino dei friulani: «Da qui a maggio bisogna preparare la prossima stagione, puntando all’Europa»

Avere in saccoccia i 40 punti della salvezza già a marzo è un aspetto molto positivo. Quanto di buono fatto sinora, tuttavia, non va dilapidato, bensì ulteriormente valorizzato. «Perché l’attuale campionato deve rappresentare la base per poi puntare all’Europa nella prossima stagione».
Con questo spirito l’Udinese deve affrontare l’ultima parte di questo torneo. Parola di Cristiano Giaretta, ex uomo-mercato dei bianconeri e direttore sportivo del Pafos, capolista del massimo campionato di Cipro. Il dirigente analizza a 360 gradi il cammino fatto sinora dai friulani.
Direttore, partiamo proprio dall’attuale torneo: il bilancio non può che essere positivo.
«Certamente. Era da tanto tempo che l’Udinese non conquistava 40 punti già a marzo. Non era semplice ripartire dopo il precedente torneo. Adesso, come ha sempre fatto l’Udinese, bisogna puntare in alto e cercare di fare il meglio possibile da qui sino alla fine».
Con la qualificazione alle coppe europee difficile da conquistare e con la salvezza in tasca, il rischio infatti è di mollare un po’ la presa.
«Il ko con il Verona rappresenta un appuntamento mancato, perché i tre punti erano alla portata. Una volta ottenuti i 40 punti bisogna pensare settimana in settimana e la squadra, a mio avviso, non deve dilapidare il lavoro svolto sinora. Deve infatti rifinirlo e valorizzarlo. Perciò ora staff tecnico e calciatori devono spingere sull’acceleratore. Serve a tutti riportare in alto il nome dell’Udinese. Chiudere il campionato a quota 55-60 punti è fattibile».
E sarebbe sicuramente un ottimo modo di archiviare la stagione e dirigersi verso la prossima con un altro spirito, che andrebbe ben oltre l’obiettivo della conquista della salvezza.
«L’attuale torneo deve essere la base, il mattone per puntare nel 2025-2026 alle coppe. Mi piacerebbe molto vedere Gianpaolo Pozzo festeggiare la sua Udinese in Europa».
Se i bianconeri sono già salvi a marzo, merito è anche dei giocatori presenti in rosa. Quale tra questi l’ha colpito maggiormente?
«Ammiro Lucca dai tempi di Pisa, perciò quando Gino Pozzo l’ha acquistato, mi sono complimentato con lui. Il calciatore ha dimostrato di avere quel potenziale che avevo intravisto in lui in passato. E può ancora salire di livello. Anche Solet si sta rivelando un elemento di ottima fattura».
Lei ha lavorato nell’Udinese e opera all’estero da tanti anni. Per questo si rende conto più di molti altri dei punti di forza e del modo di agire sul mercato dei bianconeri. Quali sono i segreti a suo avviso?
«L’identità chiara e la bravura che ha il reparto scouting. L’indicazione è cercare le giovani promesse, puntando ad arrivare prima degli altri. Chi si occupa di questo ha occhio ed è preparato. C’è una grande attenzione ai “free agent”: Solet non è stato cercato solo quando ha rescisso col Red Bull Salisburgo, era seguito già da prima. Inoltre, muovendomi all’estero, posso dire che fuori dall’Italia l’Udinese ha tanto appeal. Per quello i calciatori sono contenti di trasferirsi in bianconero».
Come valuta infine il lavoro di un direttore sportivo giovane come Gokhan Inler?
«In questo mestiere bisogna metterci passione, impegno e tempo. Il lavoro non termina una volta che il calciatore ha firmato, anzi: inizia proprio in quel momento. Coi ragazzi bisogna parlare, serve gestirli. In più il direttore deve trasmettere a tutti positività e al contempo controllo. Inler mi sembra un ragazzo serio, determinato e con il tocco di internazionalità che serve».
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