Fognini raggiunge Barazzutti, campione di Udine

Fu il numero 7 del mondo nel 1978, l’ultimo top 10 azzurro prima di Fabio: «Me ne sono andato dal Friuli a 8 anni, vivevamo tutti assieme nella cascina del nonno»  

UDINE. Dal 10 giugno Fabio Fognini, vincitore del Masters di Monte Carlo, sarà il numero 10 della classifica Atp: il tennista di Arma di Taggia entra nella top ten della classifica computerizzata a distanza di quasi 41 anni dall’ultimo italiano in grado di riuscirci. Non è un connazionale qualunque, ma un friulano nato e cresciuto a Udine, «in via Baldasseria Alta», ci tiene a precisare: il ligure scalza Corrado Barazzutti, il suo attuale vice-coach, numero 7 al mondo nell’agosto del 1978, che nella casa di famiglia alle porte della città rimase sino a quando aveva otto anni prima di trasferirsi ad Alessandria con i genitori.

«Ricordo bene la mia infanzia in Friuli – racconta il capitano non giocatore di Coppa Davis –: il nostro era un nucleo famigliare molto grande e vivevamo in una cascina in cui mio nonno ospitava i suoi figli. Lui coltivava la terra. Poi fui costretto a lasciare Udine perché mio padre, che faceva parte della polizia stradale, fu trasferito ad Alessandria: lì rimasi sino a poco prima del compimento della maggiore età e poi andai a Roma».

In Piemonte impugnò la prima racchetta da tennis e lì iniziò a costruire il suo modo di giocare, definito dagli esperti da puro terraiolo: scambi lunghi da fondo campo, pochi errori, l’attesa dello sbaglio dell’avversario. Uno stile solido, affinato nella capitale e grazie al quale è riuscito a conquistare due semifinali nei tornei del Grande Slam, una agli Us Open del 1977 e una al Roland Garros nel 1978. Prima, nel 1976, la vittoria della Coppa Davis in Cile con Bertolucci, Panatta e Pietrangeli, quest’ultimo capitano non giocatore.

«È davvero tanto tempo che non torno più a Udine – spiega – dove ho ancora molti parenti, tra cui i miei cugini. La mia professione mi ha portato a girare il mondo e col passare del tempo ho perso in contatti con la mia città natale, dove tornavo spesso sino ai 18 anni».

Ora Barazzutti affianca Franco Davin nel ruolo di coach di Fognini ed è chiaramente orgoglioso di ciò che ha fatto il suo allievo: «Fabio rappresenta la punta dell’iceberg del nostro movimento, che vive un momento di buona salute – afferma –. Ha raggiunto meritatamente questo traguardo, era nel suo potenziale, e credo che possa migliorare ulteriormente: può ancora salire di qualche gradino nella classifica».

Chissà, magari migliorare la sua settima posizione centrata in 21 agosto 1978, quando battagliava con fenomeni come Jimmy Connors, Bjorn Borg, Ilie Nastase e John McEnroe.
 

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