Giro d'Italia 2014, il gran finale: trionfo Quintana

Lo sloveno Mezgec diventa re a Trieste. Il viaggio dell’ultima tappa scattata da una gremita Gemona

TRIESTE. È finito tutto con un diluvio pazzesco, che ha bagnato come pulcini le migliaia di spettatori accorsi a Trieste per il trionfo di Nairo Quintana, il primo colombiano della storia a vincere il Giro d’Italia. Ma la pioggia non ha rovinato la festa. Che è stata perfetta, con la regione finita sotto i riflettori del mondo intero grazie al ciclismo. Questo avrebbero voluto gli organizzatori e la Regione.

E questo è accaduto. La festa perfetta. Cominciata ieri mattina di buon’ora a Gemona, sede di partenza dell’ultima tappa. Si sa, cronometro a parte, l’ultima frazione di una grande corsa a tappe è destinata agli sprinter, con gli uomini di classifica chiamati solo a portare al traguardo la propria bicicletta nel gruppo di testa. Nove su dieci l’arrivo di una passerella del genere è allo sprint. A Trieste è accaduto questo, ma ci arriveremo.

01 giugno 2013 Giro d'Italia 2014 - 21° ed ultima Tappa. Gemona dl Friuli - Trieste © Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone
01 giugno 2013 Giro d'Italia 2014 - 21° ed ultima Tappa. Gemona dl Friuli - Trieste © Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone

Dicevamo, Gemona. Il centro simbolo della ricostruzione dal terremoto del 1976 ha presentato il suo volto migliore. La città sognava da anni il Giro. Centro blindato, bus navetta per raggiungerlo, piazza del Ferro sotto il castello, che sta rinascendo dalle macerie, cuore pulsante delle colorate e chiassose operazioni di partenza. E il pubblico ha risposto. Ancora ebbri dall’assalto allo Zoncolan, gli appassionati (e no) del pedale friulani hanno invaso la cittadina pedemontana. “Città dello sport e del benstare” recita lo slogan del progetto avviato dai comuni della pedemontana. Ieri Gemona è stata tutto questo. Con una novità, dell’ultima ora. La città è diventata una succursale di Bogotà ieri mattina.

Decine di colombiani, ma li abbiamo visti in ogni paese lungo tutto il percorso sino a Trieste, si sono dati appuntamento al polisportivo dove erano concentrati i grandi motor home dove i corridori si preparano alla partenza. «Nairo, Nairo» hanno gridato per lunghi minuti i tifosi. Finché la maglia rosa è uscita concedendosi all’abbraccio dei connazionali, per cui è già un mito. Sono all’estero per lavorare duro e poi mandare i denari guadagnati oltre oceano, ora il trionfo del giovane campione, e la seconda piazza di Uran Uran, non va dimenticato, è per loro una marcia in più nella vita quotidiana.

Giro d'Italia 2014. la festa sullo Zoncolan

Un motivo d’orgoglio. Come lo è stato per i friulani ospitare per due giorni la corsa più amata dagli italiani. Non ce ne voglia Nairo, i protagonisti veri ieri sono stati i paesi del Friuli, della regione, mobilitatisi per la carovana. Artegna, Tarcento, Nimis. Un esempio? Due. La piazza di Tarcento stracolma di appassionati e il muro di folla sotto la chiesetta di San Gervasio a Nimis. Poi Attimis, Faedis, Cividale, dove abbiamo notato una folla impressionante.

Giro d'Italia a Cividale, sindaco soddisfatto

Il Friuli Orientale, anche grazie a una splendida giornata di sole, ha mostrato la parte più bella di se. Colline, vigneti. L’elicottero della Rai ha ripreso e ha mandato le immagini in tutto il mondo. I turisti arriveranno. Così come a Cormòns, a Gradisca.

Per non parlare del gran finale della tappa: la costiera triestina e la città giuliana, che ha accolto la carovana con un cielo da iena estate.

Lo show delle Frecce tricolori ha fatto il resto, con i corridori che, dopo una seconda ora di corsa ad una velocità decisamente superiore alla media cicloturistica dell’avvio (37 km/h contro i 32), si sono dati tregua col naso all’insù per gustarsi le evoluzioni.

Poi è stata battaglia, come sempre. L’ultima battaglia, ma riservata a pochi: i velocisti. Impossibile andare in fuga nel circuito di 6 km che il gruppo ha ripetuto 8 volte. Giro dopo giro tra due ali di folla l’andatura è aumentata, proprio mentre nubi minacciose arrivavano dal Carso. Hanno vinto gli sprinter (rimasti in pochi dopo decine di dure montagne in tre settimane di corsa) sulla pioggia. Ha vinto Luka Mezgec, 24 anni della Giant Shimano. Uno sloveno. Sì, uno sloveno ha vinto per la prima volta al Giro. E ha scelto Trieste. Perché rinunciare a un po’ di sano campanilismo? Proprio la giornata perfetta per il Friuli.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto