Giro d’Italia, tappa cronometro a Verona: vince Sobrero, la corsa a Hindley. Nibali ai saluti
VERONA. Sulla pedana della partenza della crono a un passo dal padiglione del Vinitaly un poco gli tremavano le gambe. Inevitabile il ricordo di quanto accaduto a fine ottobre di due anni fa quando partì con lo stesso tempo di Tao Geoghegan Hart e poi perse il Giro. Nove chilometri e poco più e Jai Hindley, salendo sulla salita delle Torricelle, capisce che stavolta il finale sarà diverso: tutto rosa.
Parte bene, ha 1’25” da difendere su Richard Carapaz (Ineso), evita rischi, l’ammiraglia della Bora lo rassicura alla radio, piomba al traguardo volante, alla fine della salita delle Torricelle con solo un secondo di svantaggio sul rivale ecuadoriano che ieri ha festeggiato 29 anni. A quel punto la picchiata su Verona è la più dolce della sua carriera. l’Arena è in vista, Intanto, nel tempio estivo della lirica, gli applausi se li prendono Matteo Sobrero, 24 anni della Bike Exchange, il fidanzato di Carlotta, la sorella di Filippo Ganna, che vince la cronometro regalando il quinto successo alla spedizione azzurra al Giro, Mathieu Van der Poel (Alpecin) uno dei protagonisti di questa edizione della corsa rosa che entra nell’Arena impennando, Mikel Landa (Bahrain), terzo, e soprattutto Vincenzo Nibali (Astana) all’ultima recita al Giro.
Non ha mollato di un millimetro il due volte vincitore del Giro, difendendo il quarto posto. Non poco a 37 anni e con migliaia di chilometri di battaglie nelle gambe nei 15 anni in cui ha dato lustro e tenuto in piedi il ciclismo italiano. Ovazione poi per Richard Carapaz. Tanti gli ecuadoriani ieri a Verona, avrebbero voluto replicare la festa 2019, hanno applaudito tutti, il loro beniamino (bravo nella crono) ma anche lui: Jai Hindlay. Alle 17.12 il capitano della Bora è piombato sul traguardo fuori dell’Arena. Ventitré minuti e 55 secondi. Si è preso l’abbraccio dai componenti del team poi è entrato all’arena per l’ovazione, primo australiano della storia a vincere il Giro. Per lui c’era anche Cadel Ewans che 11 fa portò in alto la sua nazionale al Tour de France. Piange. «È un’emozione incredibile, venivo da una stagione 2021 dura, sono tornato alla grande. L’ultima settimana è stata dura. Grazie alla mia squadra sto vivendo un sogno».
Ciao Giro. Forse noioso, con corridori pilotati dai team a seconda dei watt che producono, sicuramente disertato da big come Tadej Pogacar e Primoz Roglic e senza Egan Bernal ai box. Ma non c’è nulla da fare, sono bastate due tappe, quella gagliarda di Torino e il tappone sulle dolomitio della leggenda con l’impresa di re Hindley per ricordare a tutti che il Giro è sempre il Giro. Anche se deve tornare all’altezza della sua storia. Gli organizzatori trovino il modo di farlo. Finché però la Rai invita Mario Cipollini che cita ad esempio i professori Conconi e Ferrari, il dottor doping, la strada è ancora molto lunga.
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