«Grazie Avellino, il sogno promozione è stato fantastico»
UDINE. Ci sono voluti un po’ di giorni per smaltire la delusione di un sogno arenatosi in pieno recupero al Dall’Ara, su quella maledetta traversa colpita da Castaldo che avrebbe eliminato il Bologna e lanciato l’Avellino verso la finalissima playoff di Serie B contro il Pescara.
Ma a distanza di due settimane esatte dalla gara, Alessandro Fabbro da Corno di Rosazzo quell’amarezza se l’è gettata alle spalle.
Lui, che dal Friuli si è costruito una carriera da professionista soprattutto al Sud e che, negli ultimi tre anni, si è tolto fior di soddisfazioni tra Lega Pro e Serie B con la casacca dei “Lupi” di cui ha anche indossato la fascia da capitano.
«Resta la consapevolezza di averci provato sino alla fine – racconta – e di aver messo alle corde una squadra che poi, più o meno meritatamente, è arrivata in Serie A. Quest’anno volevamo fortemente i playoff,dopo averli sfiorati dodici mesi fa e l’obiettivo lo abbiamo centrato. Probabilmente, soprattutto se consideriamo le due promozioni dirette (Carpi e Frosinone ndr), avremmo potuto fare anche qualcosina di più, ma forse non abbiamo gestito al meglio la seconda parte di stagione».
Un’annata, per Fabbro, condizionata da quell’infortunio iniziale che l’ha tenuto lontano dai campi da gioco per due mesi abbondanti durante i quali l’Avellino volava.
E se anche tutti sanno come, nel calcio, squadra che vince difficilmente si cambia, alla fine il centrale di Corno ha accomulato comunque 16 presenze in Serie B in quell’annata che per lui, in scadenza a fine mese con gli irpini, ha rappresentato la chiusura di un ciclo triennale.
«Tre stagioni complete – spiega – e sempre in crescendo. Siamo partiti con la promozione dalla Lega Pro e la vittoria della Supercoppa. Lo scorso anno abbiamo fallito soltanto all’ultima giornata l’aggancio alla post season, ma ci siamo tolti la soddisfazione di battere sia all’andata che al ritorno una squadra come l’Empoli che anche in A ha fatto soffrire tutti, e in questo campionato abbiamo cullato sino all’ultimo respiro il sogno di riportare la città nell’élite del calcio italiano. Tre anni anche pesanti, perché parliamo di una piazza comunque difficile per chi ci gioca, ma costellati dal continuo e sincero affetto della gente. Avellino in una frase? La parentesi più importante della mia carriera».
La scelta, per Fabbro, adesso è quella della prossima squadra. Il friulano non ha fretta e valuta con attenzione le offerte, ma su una cosa è certo: a 34 anni non è ancora arrivato il momento di scendere nei Dilettanti.
«Non ci sono i presupposti tecnici, fisici e motivazionali – conclude – per abbandonare i professionisti. I campionati si sono appena conclusi, qualche contatto con club di B e di Lega Pro c’è stato, ma la decisione va presa con cura cercando di evitare di andare a giocare in una squadra in cui serietà e rispetto degli accordi non rappresentino soltanto parole fini a se stesse».
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