Hai scritto “scaravente un tai” sulle mutande? Non entri

Oggi al Bar non si entra. O meglio si entra solo dopo accurata perquisizione di un improvviso e improvvisato posto di blocco: niente abbinamenti cromatici di vestiario che alludano a squadre avversarie dell’Udinese e controllo zelante persino della biancheria intima: le mutande non devono portare simboli, emblemi e sigle di nessun tipo. «Sulle mie c’è scritto scaravente un tai», si autodenuncia l’anziano. «Le consegni immantinente», fa uno dei controllori. «Anche se sono sporche?», interviene brontolando quello del Bar. Rifila quattro “tagli” di quelli giusti ai tipi del posto di blocco e ci porta in salvo dentro al locale. «Ma che succede?», chiediamo sbalorditi. «Non lo sapete? Proclamarsi friulani è un atto di sedizione e la nostra bandiera con quell’aquila gialla incute timore e provoca shock dalle conseguenze irreparabili!».
«Beh – fa l’anziano – se la bandiera della Patria dal Friuli produce queste conseguenze, quali deviazioni psichiche produrrà negli avversari la maglietta della Bondi Ferrara, che pare un grembiulino dell’asilo?». «Dici che è per quello che a basket abbiamo perso?», chiedo. Il taciturno mi guarda storto, ancora pugnalato dalla sconfitta. Perché perde la Gsa? «Non l’avete sentito domenica – ironizza – che il parquet era pieno di maniglie perse? In telecronaca Fontanini definisce ogni palla sprecata una maniglia; finisce che ci palleggi sopra, la palla schizza chissà dove e la partita, oltre che la palla, è persa». Aggiungo io che se scendi in campo e sai che i giornalisti ti chiamano Spongy (Spangaro), Lollo (Lorenzo Penna) e Maurino (Mauro Pinton), è difficile incutere terrore agli avversari!
Irrompe quello del cruciverba: «Sei verticale: lo fa Pedone con Martello». «Lo martella», replica laconico il taciturno, mentre sostituisce il poster della Gsa con i volti sorridenti e pieni di futuro di Lisa Vittozzi e Lara Della Mea, campionesse vere con pochi clamori e tanto talento.
Intanto aspettiamo segni di riscatto bianconero contro i genoani. Chi farà più paura all’altro? L’Aquila nostra o il Grifone loro? «Uno verticale: usato sicuro». «Tudor!», ribatte l’anziano. Speriamo sia davvero sicuro e non un materiale da riciclo, visto ciò che si disse di lui un anno fa. E infatti Tudor pare stia rimettendo a posto la squadra. Cioè i nove giocatori che gli restano. Di cui la metà circa acciaccata e stampellata. È il turno del taciturno: «Fategli fare una partitella contro Galparoli e le altre vecchie glorie e vedrete che qualcosa cominceranno a capire».
Si è fatto tardi. Usciamo. Fuori il posto di blocco ha sbracato. Sul ponte sventola bandiera bianca. La nostra ci auguriamo possa sventolare sabato pomeriggio. —
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto