I 190 gol in A di Di Natale sono costati tre milioni e mezzo

UDINE. Antonio Di Natale, «il calciatore più forte della storia dell’Udinese», come l’ha definito Gino Pozzo, diventa bianconero il 30 agosto del 2004.
L’allora direttore generale Pierpaolo Marino (che proprio quel giorno compie gli anni) lo strappa all’Empoli l’ultimo giorno di mercato assieme ad altri due calciatori: il difensore centrale Cribari e l’esterno difensivo Belleri.
L’operazione fu complicata: nella trattativa con il club toscano furono inseriti come parziale contropartita due calciatori, il sudafricano Nomvethe e l’argentino Almiron. Ma il problema fu un altro: ci fu uno screzio tra procuratori e il manager di Belleri, Berti, minacciò di far saltare l’intera operazione.
Pierpaolo Marino dovette usare tutta la sua diplomazia per ricucire lo strappo. «La trattativa cominciò al mattino presto e fu chiusa solamente nel tardo pomeriggio», ricorda oggi l’ex dirigente dell’Udinese.
Di Natale prende la strada del Friuli perchè aveva dato la sua parola a Gianpaolo Pozzo già in piena estate. Tra quella promessa e il trasferimento effettivo in Friuli si intromise la Fiorentina che più volte tentò il giocatore con un’offerta economica superiore.
Niente da fare, per Totò la parola vale più di una stretta di mano e poi a Udine, come secondo di Spalletti, c’è quel Domenichini che lo aveva saputo valorizzare nella Primavera dell’Empoli.
La prima partita di Di Natale con la maglia dell’Udinese comincia dalla panchina. Si gioca a Reggio Calabria il 12 settembre. Totò viene mandato in campo da Spalletti al posto del brasiliano Alberto.
La mossa offensiva non sortisce effetto, finisce 0-0. Per il primo gol bisogna aspettare solo una settimana.
Suo il primo centro stagionale con un destro da oltre quaranta metri che scavalca il portiere Frey. Finisce 4-0 e sulla panchina del Parma c’è Silvio Baldini, l’uomo che lo aveva fatto esordire due anni prima in A a Empoli. Uno dei tanti segni del destino della carriera di Totò.
Quel campionato finisce con l’Udinese che approda ai preliminari di Europa League. Di Natale raccoglie 33 presenze e segna 7 gol. I più belli, come ricorda qui sotto Valerio Bertotto, sono quelli a Cagliari e Milan: il primo con un destro a giro, il secondo con una conclusione violenta sotto l’incrocio.
Doppiette? Una sola in Coppa Italia con il Lecce. L’Udinese, che aveva vinto in Salento 4-5, si ritrova sotto 1-3 al Friuli. Totò entra e in un amen ne fa due regalando la qualificazione alla semifinale poi persa contro la Roma.
La stagione successiva in panchina non c’è Spalletti, al suo posto Cosmi. Totò rompe il ghiaccio il 1º ottobre contro la Lazio, il primo centro in Champions arriva con il Werder: è l’occasione in cui “dedica” in maniera colorita il gol a Cosmi.
Nel ritorno in Germania ne farà due. Partita pirotecnica: 3-0 per i tedeschi, 3-3, poi finisce 4-3 per Micoud e compagni
L’Udinese vive un campionato soffertissimo. L’eliminazione dalla Champions (bastava un pareggio con il Barcellona per passare) ha conseguenze devastanti sulla squadra.
Pozzo dopo la sconfitta con la Reggina decide di cambiare allenatore e affida la squadra a Sensini che a gennaio, dopo un infortunio al ginocchio, aveva chiuso con il calcio giocato.
Lo affianca Dominissini. Le cose non vanno bene. Nella sfida salvezza con l’Ascoli Totò porta in vantaggio l’Udinese i marchigiani pareggiano su rigore con un gol di un certo Domizzi.
Dopo lo 0-4 casalingo con il Milan Sensini viene sostituito con Galeone. L’esperto condottiero conduce l’Udinese in acque sicure.
Rispetto al campionato precedente Di Natale segna un solo gol in più (8). Sarà l’ultima stagione fino a quella attuale in cui il capitano non andrà in doppia cifra.
Però un altro piccolo record lo centra: sarà l’unico giocatore a segnare in quattro competizioni diverse. A campionato, Champions e Coppa Italia bisogna aggiungere l’Europa League: nel 3-0 con i francesi del Lens c’è anche il timbro di Totò.
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