I complimenti di Edi Snaidero: «Vedo entusiasmo ed energia»

UDINE. Al Benedetti probabilmente non si vedevano così tante persone dagli anni Settanta.
Per trovare un posto bisogna passare in punta di piedi, salendo lentamente sui gradoni, attenti a non calpestare mani distratte o gambe fuori posto.
Ufficialmente 600 spettatori, ma l’occhio suggerisce una presenza ben più cospicua. A dettare il ritmo sono i tamburi e i cori del settore D, accompagnati da una gigantografia del compianto Giulio Melilla.
Dall’altra parte, invece, una cinquantina di tifosi venuti da Bergamo, che alla fine usciranno vincitori, abbracciando i propri giocatori a bordo campo. Tra la folla, però, seduto al fianco del patron Gsa, Alessandro Pedone, e in compagnia di sua moglie Sandra, c’è uno che la pallacanestro l’ha respirata e vissuta in prima persona, forse più di chiunque altro all’interno del palazzetto. È Edi Snaidero, figlio del cavalier Rino e presidente di quella squadra che dal 1999 al 2009 aveva riportato la pallacanestro udinese ad alti livelli. Durante l’intervallo ci mettiamo in disparte con lui, per cercare di capire cosa lo porta a rivedere una partita di basket, dopo tanto tempo.
Risponde così: «Sono stato invitato da Pedone. Gli devo fare i complimenti per l’entusiasmo e l’energia che sta ridando alla città di Udine. In panchina c’è un grande allenatore e attorno a lui si sta creando un bell’ambiente».
Dopo tutto questo tempo, però, quanto manca la pallacanestro a Snaidero? «Sarò sempre innamorato di questo sport – ammette –, ma dopo la lunga esperienza di mio padre prima e quella mia dopo, avevo bisogno di starmene un po’ in disparte. Sinceramente la guardo poco, qualche volta in tv».
Prima di salutarlo, proviamo a chiedergli se pensa di offrire un aiuto all’Apu, magari in serie A.
Lui scuote la testa e chiude: «Posso dare soltanto appoggio morale. Ora c’è un altro protagonista ed è giusto che sia lui ad andare avanti».(s.f.)
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