I ricordi di Guidolin: «Nessuna salita dura quanto lo Zoncolan»

UDINE. É un finale di Giro d’Italia nel segno di Francesco Guidolin. Oggi la corsa rosa arriva sul Monte Grappa, la montagna a 20 chilometri da casa dell’ex tecnico dell’Udinese, domani sullo Zoncolan, cima “sponsorizzata” dal Guido che la scalò quando a conoscerla erano in pochi.
Guidolin, ci racconti il Monte Grappa...
É stata la mia palestra. Quando dovevo allenarmi era il mio punto di riferimento: a volte ho gatto quattro chilometri, altre sette, a volte. É una salita lunga 19 chilometri, molto varia dal punto di vista tecnico.
Il fatto di farla a cronometro cosa significa?
La rende ancora più difficile e credo decisiva per la vittoria finale. Qualche anno fa una tappa del Giro arrivò ad Asolo e vinse Nibali.
Il favorito è Quintana?
Se sta bene la maglia rosa è la più adatta per questo tipo di tappa. Il colombiano è il favorito, ma non si possono escludere sorprese visto l’equilibrio che c’è stato finora.
E domani sarà la volta dello Zoncolan.
É la salita più dura, e lo dice uno che le ha fatte tutte, comprese quelle del Tour de France. I sei chilometri centrali sono terribili a tal punto che lì vanno tutti piano e le differenze, a meno che uno non vada in crisi, risultano minime. Se però la classifica sarà ancora cortissima tutto potrà decidersi in Carnia.
Il suo ricordo personale dello Zoncolan?
Ne ho due. La prima volta che lo affrontai dalla parte di Ovaro fu micidiale: la strada erta stretta come un sentiero, le gallerie disconnesse e senza luce. Avevo rapporti non adatti e per 500 metri fui costretto a scendere dalla bici e salire a piedi. Non co come ho fatto a rimontare in sella e arrivare in cina.
Il secondo ricordo?
Riguarda il mio record personale. Era l’8 settembre del 2007, ero fermo e avevo avuto modo di allenarmi per tutta l’estate. Feci la salita in 56’ e 05’’,e per un amatore che aveva 52 anni credetemi, andare sotto il muro dell’ora fu un traguardo importante.
Mister, la vedremo all’arrivo dello Zoncolan?
Intanto spero di essere su un’ammiraglia dei primi in classifica nella cronoscalata per capire quanta differenza c’è tra un professionista e un amatore, poi non escludo in extremis di raggiungere anche la Carnia.
Corsa equilibrata, medie non alte. Sembra un Giro pulito.
Me lo auguro, ma credo sia così. Il gruppo ha preso coscienza che bisognava fare un passo indietro. E infatti da dieci anni che non battono i record delle scalate delle singole montagne.
Aru, Battaglin e Ulissi, vincitori di tappa, sono tutti under 25. Il ciclismo italiano si sta rinnovando?
Me lo auguro. Battaglin mi sembra più tipo da classiche, Aru mi sembra un giovane molto intraprendente quello che dopo Nibali può far sognare gli appassionati nelle grandi corse a tappe.
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