Il rosa di Buja De Marchi ha un eroe: «Damiano ha fatto un capolavoro»

Il friulano, convalescente dopo la caduta, si è messo davanti alla tv per tifare l’ex compagno
«Rivincita dei gregari? No, del ciclismo  che è fatto anche delle imprese di  noi portatori d’acqua»

Antonio Simeoli, Inviato a Milano

MILANO. È stato uno dei personaggi di questo Giro d’Italia. Protagonista assoluto, forse inatteso, sicuramente sfortunato. Il bujese della Israel, Alessandro De Marchi, ancora ferito dopo la caduta nella tappa di Bagno di Romagna, nove giorni fa, che l’ha costretto al ritiro e a una lunga trafila negli ospedali, ieri, nonostante tutto, dalla sua casa di Artegna s’è messo ancora davanti alla tv. «Non l’avevo mai fatto, non riuscivo a vederlo proprio il Giro da cui me n’ero andato per quella caduta, ma...».

Merito di Caruso?
«Certo. Damiano è un amico, abbiamo corso insieme, abbiamo fatto le Olimpiadi, i Mondiali mi sono messo davanti alla tv e ho fatto il tifoso per lui sabato e anche nella crono. Si merita tutto questo».

È la rivincita dei gregari?
«Penso sia la rivincita del ciclismo in generale, che è fatto anche da noi gregari. Penso faccia bene al movimento anche il fatto di avere avuto in questo Giro 13 vincitori di tappa che fanno rompere schemi sempre più ripetitivi».

Vi siete sentiti?
«Certo, Damiano il giorno in cui ho preso la maglia rosa mi ha inviato un messaggio vocale carico di complimenti, io ho fatto altrettanto sabato dopo la sua impresa».

Alessandro, come stai?
«Fisicamente sono ancora lontano dall’essere a posto. Sono in fase di recupero, le ossa si devono sistemare. Ormai sono esperto è un po’ come mi era accaduto dopo la caduta al Tour del 2019. Ci vorrà ancora una settimana per cominciare a muovere la spalla destra, una differenza rispetto all’altra volta sono le costole».

L’altra è che prima di cadere hai conquistato la maglia rosa.
«Esatto. Così ho eliminato tutti i ricordi negativi e di questo Giro voglio tenere solo la maglia rosa, la marea di complimenti ricevuti e quei giorni meravigliosi. Voglio concentrarmi su quello che mi hanno dato quei giorni. E poi solo il fatto di essere stato trasferito all’ospedale di Udine, nel reparto di ortopedia che ringrazio tantissimo, mi aveva fatto cambiare marcia».

Il ritorno a casa poi ti avrà aiutato, il tuo bimbo sarà stato al settimo cielo...
“Ed è stato bravissimo, sapeva che poteva abbracciarmi forte, ma solo alle gambe».

ANSA/LUCA ZENNARO
ANSA/LUCA ZENNARO

La maglia rosa ti ha cambiato?
“No, mi ha rinfrescato la memoria dandomi le conferme che andavo cercando dopo questi due anni di su e giù. La maglia rosa mi ha allungato la carriera e sicuramente mi farà guarire prima perché ci metterò ancor più determinazione».

Maglia rosa, ma niente vittoria di tappa causa caduta...
«Non me lo dire. Anche perché di occasioni ce ne sarebbero state tante».
E gli altri friulani?
«Cimolai , il mio compagno di squadra alla Israel, ha fatto un grandissimo Giro, Fabbro è forse rimasto “incastrato” dal gioco di squadra alla Bora ma deve essere contento di quanto fatto. Venchiarutti? Coriaceo, a 22 anni ha finito il Giro, è pure andato in fuga, bravo. Sembrava con tutti questi ex di vedere al Giro correre il “mio” Team Friuli».

E Di Bernal cosa diciamo?
«Educato, umile, rispettoso, un ex Androni come me: è bello vedere come incarni alla perfezione lo spirito dei Gianni Savio boys».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto