Intervista a Di Centa: I giovani azzurri non hanno “fame”

Il campione carnico, che a 40 anni è stato il migliore ai Mondiali della Val di Fiemme, spiega il flop dell’Italfondo

UDINE. Zero medaglie come dieci anni fa. Sempre in Val di Fiemme. Ma questa volta l’Italia che va sugli sci sottili, nel Mondiale di casa, non ha l’alibi dell’influenza che dieci anni fa decimò la squadra azzurra.

Di Centa, ci spieghi il perchè di questo disastro.

Sono cambiati i tempi e gli atleti: la nostra, fatta eccezione per chi parla, è ancora una squadra giovane. Noi soffriamo per il mancato cambio generazionale.

E finisce che l’Italia deve aggrapparsi ancora a lei, che a 40 anni è stato il migliore: primo italiano nello skiathlon, protagonista assoluto nella staffetta che ha sfiorato il podio e nella 50 km conclusiva...

(ride) Qualche volta succede, ma io sono un caso unico, non c’entro con i progetti futuri della squadra.

A proposito di futuro, tra 11 mesi ci saranno le Olimpiadi di Sochi...

A voler essere realistici, credo che non andrà meglio. A livello femminile ci vorranno 5 anni per tornare ad essere competitivi come un tempo, per i maschi bisogna aspettare che maturino i giovani.

Eppure, quest’anno, Clara, Hofer e Pellegrino era riusciti a salire sul podio di Coppa del mondo. In Val di Fiemme era logico aspettarsi buoni risultati.

Qualcosa non è andato per il verso giusto. Faccio un esempio, io ho rinunciato malvolentieri alle preolimpiche di Sochi perchè quella trasferta poteva riflettersi negativamente sulla preparazione del Mondiale; Clara e Hofer, invece, hanno insistito per parteciparvi per racimolare punti in coppa. Il ct Fauner non era d’accordo, ma come si fa a dire di no ad un atleta?

Dove trova la forza di fare quello che fa?

È una questione di motivazioni legate alla mia vita personale. Intendo la famiglia e i progetti per il futuro. Sono queste cose che mi danno la spinta per fare quello che faccio alla mia età.

C’è qualcosa in comune tra lei e i giovani della squadra azzurra?

Loro vivono troppo... lentamente. Vivacchiano, non hanno “fame”. Io ho sempre mille cose da fare e prendo la vita a testa bassa, come facciamo noi carnici...

Quando uscirono di scena Fauner, Albarello e compagnia bella, sulla ribalta apparvero Di Centa, Piller Cottrer e Zorzi. Ci fu continuità. Oggi, invece...

I talenti sono sempre più rari perchè il bacino di reclutamento è calato e lo sci di fondo è uno sport duro che non attira i giovani. La crisi, poi, ha fatto sì che anche i gruppi sportivi militari accolgano sempre meno giovani. Nel Carabinieri sono tre anni che non viene arruolato un atleta... È chiaro che senza prospettive di una sistemazione per il futuro, i giovani di valore, se ci sono, finiscono per abbandonare.

Torniamo ai Mondiali: al solito, si cerca il capro espiatorio che potrebbe essere il comissario tecnico Silvio Fauner.

Con le Olimpiadi alle porte che senso avrebbe cambiare adesso?

Programmi immediati?

Concludere bene la stagione. Farò la 50 km di Holmenkollen, ma senza velleità di fare risultato; punterò, invece, sul mini-tour di Falun.

(Dopo due giorni di relax in famiglia, Giorgio Di Centa ieri sera è partito da solo per Passo Lavazzè per una settimana di preparazione in altura)

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