Intrapresa la strada giusta per un progetto ambizioso
PORDENONE. Fa strano pensare che il Pordenone dia una svolta tanto decisiva alla sua professionalità proprio nel momento in cui il professionismo l'ha perso, al termine di una stagione scellerata, costellata di errori ed equivoci.
Una perdita, comunque, alla quale il presidente Mauro Lovisa ha avuto il merito di non rassegnarsi mai. Fin dal primo istante dopo la retrocessione ha asserito di credere e volere fermamente il ripescaggio, una seconda chance per dimostrare di avere imparato la “lezione”.
Beh, questa seconda chance ancora non c'è, non ufficialmente almeno. Ma Lovisa, con il suo carico di entusiasmo, ha ignorato il problema e messo in piedi, stavolta sì, una macchina importante.
A partire dal nuovo segretario della società, arrivato dal Venezia, figura che nel calcio professionistico di oggi ha un ruolo di primissimo piano. E poi, soprattutto, il resto. Chiamare a fare da direttore sportivo una persona navigata e stimata nell'ambiente come Giorgio Zamuner è un messaggio chiarissimo: basta andare per tentativi e sperare.
Prendere Bruno Tedino – e un tecnico che a Sacile ha lavorato bene, come il suo fidato collaboratore Carlo Marchetto – come allenatore, convincerlo a lasciare anzitempo (checché se ne dica, non ha per nulla fatto male in azzurro ed stato senza indugi confermato dal responsabile Maurizio Viscidi, a dir poco scocciato per la sua perdita) le nazionali giovanili, è un altro chiaro segnale: si vuole finalmente programmare.
Creare una squadra di giovani, validi talenti, anche e soprattutto della zona. Mostrare al pubblico una precisa idea di calcio, senza inutili proclami, ma con l'obiettivo di crescere, come società, come prima squadra e come settore giovanile.
È la svolta che serviva e con un punto di riferimento di lusso come Tedino, che non è più il giovane e ambizioso tecnico di 15 anni fa, ma un valorizzatore di giovani calciatori tra i migliori d'Italia, divenuto il pupillo di un certo Arrigo Sacchi, del quale ha sposato la filosofia.
Adesso bisogna “soltanto” dargli la possibilità di plasmare il gruppo e la società stessa, in questo Lovisa dovrà essere bravo a fidarsi della sua scelta.
Quotidianamente al De Marchi si respirerà l'essenza vera e più pura di questo sport, e succederà anche al Bottecchia, anche quando arriveranno le sconfitte, perché ne arriveranno. A questo punto non resta che confidare nel ripescaggio. Ma anche in questo senso le certezze aumentano di giorno in giorno.
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