Milan, pericolo scampato in Belgio: evita una maxi caduta e finisce secondo in volata
In tanti finiscono sull’asfalto a un chilometro dallo sprint, a terra anche De Lie, Kooij e Merlier. Il ciclista bujese battuto dietro a Molano: «Pronto per la Gand Wevelgem di domenica»

«È uno dei finali di corsa più pericolosi in cui abbia corso». Detto da Jonathan Milan alla fine della classica belga Brugge-DePanne è tutto dire.
Alla fine il 24enne bujese può festeggiare non tanto il secondo posto per un niente, dopo la solita poderosa rimonta dietro il velocista della Uae Emirates, Juan Sebastian Molano, ma per essere riuscito a evitare, restando in sella, la maxi caduta poco dopo l’ultimo chilometro, l’ultimo dei tre capitomboli che hanno caratterizzato un finale troppo pericoloso per una classica belga in cui l’arrivo con i migliori sprint del mondo lanciati a velocità folle era gettonatissimo.
Vabbè, qualcuno dirà, sono le corse, ma lassù in Belgio dovrebbero darsi una regolata. Strettoie, piste ciclabili che invece che diventare vie di fuga si trasformano in trappole, spartitraffico, curve a gomito, rotonde «tre corsie che diventano una all’improvvisdo», ha detto sempre Milan, il tutto dopo un lungo rettilineo di 4,5 chilometri, il De Moeren, in cui, in caso di vento, avrebbero dovuto essere concentrate tutte le trappole per i ciclisti.

Invece le trappole sono arrivate dopo. Prima, poco dopo i 5 km dall’arrivo, quando è stata ripresa la fuga di giornata, ecco la prima caduta, con anche il padovano della Tudor, Alberto Danese, finito a terra. Altro capitombolo a due km dall’arrivo, stavolta è finito giù anche uno come il campione belga Arnaud De Lie (Lotto). Quindi, mentre Milan, che mantiene la posizione anche in modo energico (prenderà un cartellino giallo dal var, che c’è anche nel ciclismo), era ben lanciato dalla sua Lidl Trek, che battagliava con la Alpecin di Jasper Philipsen, la Quick-Step di Tim Merlier o la Visma di Olav Kooij, ecco un altro capitombolo . Strada che si restringe, per far posto a una pista ciclabile (benedette loro per carità) e tutti giù per terra. Gruppo di testa in frantumi.
Sull’asfalto, o al massimo nella siepe a lato, finiscono pesci grossi come Merlier e Kooij. Oppure Arnaud Demare (Arkea) e Olaf Kristoff (UnoX). Davanti c’è un attimo di confusione e a 500 metri dal traguardo parte Molano. Dai big è uno battuto, si gioca la carta tra i 25 superstiti. Soren Waerenskjold (UnoX) indugia, ai 300 metri parte Milan con la sua solita poderosa accelerazione, ma un attimo in ritardo. E finisce secondo di un niente.
In teoria è una occasione sprecata, di fatto è una mezza vittoria per il friulano, a tre giorni dalla Gand Wevelgem di domenica 27 marzo, classica fiamminga in cui un anno fa finì quinto (vinse il compagno Mads Pedersen) e in cui è tra i favoriti.
«Molano dopo la caduta ha anticipato bene la volata, nessuno se l’aspettava, non sono riuscito a batterlo», ha detto Jonny.
Domenica c’è la Gand: «La condizione è buona, mi sento bene e sono pronto a fare una bella corsa», dice, mentre il colombiano Molano poco più in là è ebbro di gioia: riuscire a vincere una corsa ritagliandosi il suo spazio nello squadrone di Pogacar è una gran bella cosa. «E sono riuscito ad anticipare un tornado come Johnatan, mica è facile».
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