La lezione di Doctor J: «Non guardatevi indietro Assaporate ogni giorno e rendetelo il migliore»

Dall’abbraccio ai fan a Pordenone alla “confessione” a cena col Rotary Due giorni con la leggenda che ha cambiato volto alla pallacanestro 

il personaggio

antonio bacci

Una mano ben curata sopra un pallone da basket, posizionato sulla tovaglia di un ristorante.

La stranezza, però, non sta nella sfera al posto del piatto dell’ultima portata, bensì nella mano. Una sorta di sesto continente dentro cui il pallone trova, oggi come 40 anni fa, la sua collocazione naturale.

Molto più su di quella mano affiora il volto del suo proprietario, Julius Erving, Doctor J, l’uomo che ha cambiato le regole non scritte del gioco. Nell’epoca in cui si tirava lui schiacciava, dove gli altri arrivavano al ferro lui lo sovrastava, fra la terra e il cielo.

Per due giorni la leggenda della pallacanestro ha fatto tappa nella nostra regione. A Pordenone, al PalaCrisafulli, ha assistito (e in parte filmato) la partita di baskin, il basket inclusivo che consente ad atleti normodotati e disabili, a uomini e donne, di confrontarsi, grazie a specifiche regole, con le medesime possibilità di vittoria.

A Castelbrando e Polcenigo ha partecipato alle cene organizzate dal Rotary club Pordenone Alto Livenza, che l’aveva invitato grazie ad Any Bortolussi e Ken Jacobsen. In mezzo, prima del volo di rientro Venezia-Atlanta, una partita a golf a Udine.

Abbiamo avuto la fortuna di viverla, questa due giorni con Doctor J, apprezzando il “quinto quarto”, quello iniziato a fine carriera, al pari di quelli con cui ci ha deliziato sui parquet (e soprattutto i playground) d’oltre Oceano.

Ai ragazzi dello Zio Pino Baskin Udine la leggenda ha riservato un trattamento particolare. Ha ricevuto la maglia a lui dedicata da Alberto Andriola e si è fatto fotografare in mezzo a loro dopo la partita.

Ma è stato durante le cene successive che Doctor J, il precursore di Michael Jordan e LeBron James, ha lasciato spazio a Julius Erving: «Allacciatevi le cinture, ora vi racconto qualcosa che non trovate su Youtube e Wikipedia». Ed ecco sfilare davanti ai nostri occhi il giovane che perse un fratellino, vinto da una malattia, e il padre che si ritrovò a piangere un figlio diciassettenne, morto in un incidente d’auto.

Il ventunenne che si sentì crescere dentro straordinarie abilità e il quasi settantenne che, ultimo sopravvissuto di una famiglia numerosa, si sveglia ancora la notte a chiedersi «Why me?», «Perchè io?».

Il tutto nella matura consapevolezza che «nella vita ci sono i vincenti e i non vincenti. Mai i perdenti»; che «i trentenni si guardano alle spalle e rimpiangono i tempi del college. Io potrei girarmi indietro e pensare che il meglio sia passato. Invece guardo avanti e vi invito a fare altrettanto. Siate ispirati e ispirate gli altri. Cercate di rendere il giorno che sta per arrivare il migliore della vostra vita».

Parola di Julius Erving, per il mondo Doctor J. Leggenda fra gli uomini, timorato di Dio e fluttuante nel mezzo. Fra terra e cielo. Ora come 40 anni fa. —

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