La moda dei tatuaggi ha contagiato i bianconeri

UDINE. L’arte del tatuaggio decorativo sul corpo risale alla notte dei tempi e a culture distanti millenni dalla realtà contingente del XXI secolo. Basti pensare alla scoperta tutta italiana, sulle Alpi, della mummia di Similaun con disegni risalenti al 3.300 avanti Cristo o a quelli della principessa di Ukok, il cui tatuaggio animalesco è arrivato in pratica intatto sino a noi – dal VI secolo a.C. – grazie alla sua permanenza nel permafrost.
In epoca contemporanea, forse, sono diventati più una moda che un metodo per segnare riti di passaggio o appartenenza, come ammesso dallo stesso Cyril Thereau che nello spogliatoio bianconero è l’indiscusso re della materia con i suoi 30, indelebili, ricami.
L’attaccante francese ha iniziato a 23 anni, in Romania all’epoca della Steaua Bucarest, e non si è più fermato: dalle due enormi ali d’angelo che campeggiano sulla sua schiena, al numero di maglia (il 77) passando per la data di nascita del figlio Solal incisa in numeri romani sino alle due labbra rosse in onore della compagna Natalie.
Ma l’ex clivense non è certo l’unico, anzi, della truppa a disposizione di Andrea Stramaccioni. Prendiamo, per esempio, un veterano quale Giampiero Pinzi, orgogliosamente capitolino di nascita e laziale di fede calcistica tanto da convincersi – e in questo caso potremmo parlare davvero di segno di appartenenza – a tatuarsi lungo tutta la schiena un’aquila imperiale e la scritta latina: “civis romanus sum”.
Ma al fascino dei tattoo non ha saputo resistere anche il capitano bianconero Antonio Di Natale. Anzi, tra i vari ricami presenti sul corpo del capitano, ce n’è uno sul braccio destro con una storia un po’ particolare.
E’ un disegno in cui s’incastonano una corona, la dicitura britannica “king of gol” e un pallone da calcio, ma soprattutto è stato realizzato da Marlon Parra, il tatuatore più famoso del Cile che ha attraversato l’Atlantico solo per Totò.
E che dire dell’ultimo arrivato Panagiotis Kone? Il greco, tra gli innumerevoli tatuaggi, ha ricoperto quasi per intero le due braccia, si è fatto imprimere due uccelli – probabilmente due rondini – sulle spalle, una chiave con una catena all’altezza dello sterno (che in teoria dovrebbe servire ad aprire un lucchetto disegnato sull’ombelico) e la scritta “libertad” sul torace.
Altri ancora? Ne citiamo un paio: Allan con una sorta di “unicum” dalla spalla alla mano destra in cui si riconosce Gesù Cristo, una frase in portoghese e un pallone da calcio oltre ai due disegni stilizzati sul braccio sinistro di Danilo.
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