L'ammutinamento di Morbegno: "Fa freddo, non corriamo"

I corridori ottengono il dimezzamento della 19esima tappa. Il direttore del Giro: "Un agguato, qualcuno pagherà per questa figuraccia"

ASTI. Ammutinamento, ricatto, sciopero. Chiamatelo come volete, ma al Giro venerdì è andata in scena una figuraccia colossale. Che rischia di rovinare tutti gli sforzi degli organizzatori per portarlo a termine, nonostante i contagi da Covid siano schizzati alle stelle e ci sia il “coprifuoco” in diverse città. A un quarto d’ora dalla partenza da Morbegno, sede della terzultima tappa, 253 di pianura fino ad Asti, i corridori hanno incrociato le braccia: «Non partiamo, noi sotto la pioggia tutti quei km non li facciamo».

Il direttore del Giro, Mauro Vegni, spiazzato, furibondo, a quel punto aveva due opzioni: far partire la corsa con i corridori che erano disposti a farlo, a conti fatti rischiando un danno maggiore, o accontentare gli ammutinati.Così ha fatto. I corridori sono partiti per una passerella a Morbegno, poi hanno atteso lunghissimi minuti sotto la pioggia che i bus dei team, già partiti verso la pianura, tornassero per portarli 140 km più a sud ad Abbiategrasso sede della nuova partenza. E così, tra polemiche, accuse, insulti sui social ai corridori da parte del pubblico, la tappa è partita alle 14.31 dall’ampio parcheggio di una fabbrica di televisori per i 120 km verso Asti, accompagnati, ironia della sorte, solo da una pioggerellina.

Autralian rider Adam Hanse of team Lotto-Soudal (C) spekes with Mauro Vegni, director of the Giro d'Italia, ahead the departure of the 19th stage of the 2020 Giro d'Italia cycling race over 258 km fromMorbegno to Asti, Italy, 23 October 2020. The unfavorable weather and pouring rain, in addition, led to the protest of the runners and led to a reduction of the route scheduled for the 19th stage, scheduled on a route around 120 km, from Abbiategrasso to Asti, The 103rd Giro d'Italia is scheduled from 3 to 25 October. ANSA//LUCA ZENNARO
Autralian rider Adam Hanse of team Lotto-Soudal (C) spekes with Mauro Vegni, director of the Giro d'Italia, ahead the departure of the 19th stage of the 2020 Giro d'Italia cycling race over 258 km fromMorbegno to Asti, Italy, 23 October 2020. The unfavorable weather and pouring rain, in addition, led to the protest of the runners and led to a reduction of the route scheduled for the 19th stage, scheduled on a route around 120 km, from Abbiategrasso to Asti, The 103rd Giro d'Italia is scheduled from 3 to 25 October. ANSA//LUCA ZENNARO

C'erano in Valtellina a un passo dal lago di Como le condizioni per correre? Sì. Pioveva, è vero, ma c’erano 14-15°. Non nevicava, non faceva freddo, non c’erano le condizioni per lo stop come impone in casi del genere il protocollo varato dall’Unione ciclistica internazionale assieme all’associazione mondiale dei corridori guidata da un Gianni Bugno, imbarazzatissimo ieri durante la telecronaca Rai, dove ha il ruolo di commentatore tecnico (pasticcio nel pasticcio).

I corridori hanno sbagliato. Spesso glissano su questioni importanti della sicurezza in corsa (transenne inadeguate, moto impazzite in corsa, e non ci riferiamo al Giro), poi scivolano su bucce di banana come ieri. Perché correre quest’anno, visto il virus che sembra il miglior Filippo Ganna nell’inseguimento a una stagione ciclistica che cerca di sfuggirgli, è fondamentale.

Senza corse gli sponsor salutano e il movimento scoppia. Ammutinarsi per un po’ di pioggia, dopo aver superato tamponi, freddo, diluvi veri, persino il freezer Stelvio, è stato un autogol per tutti. «Non volevano partire – ha detto Vegni – è stato un agguato. Arriviamo a Milano, ma non finirà qui: qualcuno pagherà per questa figuraccia. Non ci sono scuse». Nel mirino alcuni team stranieri, Lotto Soudal o Ag2r, altri team come la Ineos di Geoghegan Hart e Ganna o la Bahrain-McLaren, invece, volevano partire.

Vincenzo Nibali (Trek) fa l’equilibrista. «Andava gestita meglio la cosa, ma le condizioni erano al limite». Semplicemente perfetto Beppe Martinelli ds Astana: «Abbiamo sbagliato, ammettiamolo».

Vegni sta portando a Milano una corsa assediata dal virus, i corridori sono stati protetti con una raffica di quasi 5 mila tamponi. Chiaro che ora si senta tradito dalla rivolta di Morbegno. E non solo lui. Pensate ai Comuni, alle associazioni, agli sponsor che per quei 140 km poi tagliati hanno speso soldi e lavorato per mesi. O al pubblico che, sotto la pioggia, aspettava il Giro solo per un applauso.

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