“Leone” Bettiol show prima della resa dei conti
Il toscano, re delle Fiandre 2019, è il più forte a Stradella tra i ventitre in fuga. Bernal, Caruso e Yates a “riposo”: ora 3 tappe decisive
STRADELLA. È stato il leone delle Fiandre due anni fa il toscano Alberto Bettiol, 27anni della EF, talento da vendere, tanti infortuni e tre vittorie soltanto. La terza, dopo il Fiandre e una tappa dell’Etoile de Besseges, l’ha ottenuta giovedì a Stradella, diciottesima tappa.
«Grazie alla squadra e al mio capitano Carthy, mercoledì ha avuto una brutta giornata e l’ho aiutato a Sega di Ala, qui mi ha dato il via libera per andare in fuga».
Attacco di 23 corridori, tra cui anche Diego Ulissi (Uae) e Andrea Vendrame (Ag2r). Il gruppo lascia fare, i big da Egan Bernal (Ineos) a Damiano Caruso (Bahrain) a Simon Yates (Exchange) pensano alla resa dei conti tra venerdì, sabato e domenica a Milano, Peter Sagan (Bora) a mettere la maglia ciclamino in cassaforte stoppando propositi di attacco del secondo in classifica Davide Cimolai (Israel).
Davanti per 200 km si vola in doppia fila d’amore e d’accordo, poi, quando la Pianura Padana lascia il posto alle meravigliose colline dell’Oltrepo Pavese, inizia la battaglia. Remy Cavagna (Deceuninck), francese dalle gambe d’acciaio, parte come un proiettile. Ci crede, è bello da vedere in sella. Deve superare tre strappetti nel finale.
Primi due ok, sul terzo vede passargli a fianco Bettiol a doppia velocità. Sa vincere solo così. Al Fiandre due anni fa se ne andò così sul Vecchio Kwaremont facendo sobbalzare davanti alla tv mezza Italia; ieri scatto, lotta sul filo dei secondi, traguardo e lacrime. Per il suo procuratore Mauro Battaglini, un amico del ciclismo, persona vera che da un anno non c’è più.
«So vincer solo così», dice il toscano di Castel Fiorentino, che ringrazia il team per la “libera uscita”. È la sua è una vittoria del ciclismo italiano che, tappa dopo tappa in questo Giro, sta rialzandola testa a suon di risultati. Ci sono le Olimpiadi, Bettiol, oltre che Ulissi, anche a Stradella in palla, e a Damiano Caruso (Bahrain), sono frizzanti davanti al citti Davide Cassani, che prende appunti sulla moto Rai.
Mentre il vincitore fa festa, il gruppo taglia comodamente il traguardo a 23 minuti e mezzo.
Che finisse così era stato chiaro già dalla partenza spettacolare dal Mart di Rovereto, dove non si era presentato Remco Evenepoel (Deceuninck), costretto ad alzare bianca dopo la caduta di mercoledì, mentre si era presentato, per poi cambiare subito idea, Giulio Ciccone (Trek) anch’egli out per infortunio. Al via, invece, Vincenzo Nibali per cui il rispetto per la corsa rosa val molto di più dei tanti dolori.
Stradella è il paese della fisarmonica. Bettiol giovedì ha suonato alla grande, ora toccherà ai big farlo. Pur senza il Mottarone, doverosamente tagliato dopo la tragedia della funivia, venerdì ci sarà una tappa tosta con le salite della Colma e soprattutto il finale all’Alpe di Mera. Quasi 10 km al 9% di pendenza media in 176 km. Simon Yates è a 3’23” dalla maglia rosa: se vuol provare davvero a vincere il Giro deve attaccare e sperare che il colombiano sia quello sbiadito di mercoledì.
«Ho cercato di recuperare al massimo anche se la tappa è stata lunga. Mi gioco il Giro in tre giorni: sull’Alpe di Mera, in Piemonte dove avrò tanti miei tifosi, poi sabato un’altra tappa dura, quindi la crono. Ho buon vantaggio, devo correre con la testa ma non ho ancora vinto nulla, spero di non perdere troppo», ha detto il leader. Mette le mani avanti? E Caruso, zitto zitto, secondo a 2’21”? Bernal lo rispetta molto (“sarei contento se finisse sul podio”, gli dice), il siciliano è pronto alla battaglia: «Sto vivendo una grande esperienza, ho un’occasione da sfruttare e la voglio vivere fino alla fine. Ogni errore può essere fatale perché ora sono leader della squadra».
Occhio alla mina vagante Joao Almeida (Deceuninck), 8° a 8’45” ma in palla. E al tempo, decente venerdì, bruttino di nuovo sabato. Fateci divertire.
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