L’impatto di Beto: con lui l’Udinese è un’altra squadra

Il portoghese con la sua velocità allunga e allarga le difese. Oltre al gol ha fornito un assist e creato altre due occasioni

Massimo Meroi

Un giocatore da solo non può vincere una partita, ma ci sono elementi che per le loro caratteristiche sono più difficili da sostituire di altri specialmente nel lungo periodo. Ecco, Beto Betuncal , numero 9 dell’Udinese, è uno di questi.

In un calcio dove la forza fisica e la velocità la fanno sempre più da padroni, il centravanti portoghese con il suo ritorno dal primo minuto ha dato linfa all’attacco bianconero.

Il gioco non scorre ancora fluido e Beto, anche in virtù di una condizione fisica non al top, non è stato sollecitato ancora a sufficienza dalla squadra, ma i 18 palloni toccati a Monza sono sempre il doppio di quelli che l’attaccante della Juventus Vlahovic aveva avuto modo di giocare lunedì scorso a Marassi contro la Sampdoria.

IL MISTER

Andrea Sottil, nel commentare la prova del portoghese, forse la nota più lieta assieme ai tre punti del pomeriggio brianzolo, ha sottolineato come le qualità di Beto siano rare: «Lo avete avuto modo di conoscere nella passata stagione: ha forza fisica e con la sua velocità riesce ad allungare le difese avversarie come pochi altri. E quando parte diventa difficile stargli dietro». Impossibile dargli torto.

ACUTI

I difensori del Monza sono riusciti a disinnescarlo usando anche le maniere forti (trattenute di maglia a palla lontana), nelle occasioni in cui Beto è entrato in possesso del pallone e si è girato verso la porta è sempre riuscito a rendersi pericoloso: la prima volta è riuscito a scartare Di Gregorio ma sullo slancio non è riuscito a mantenere il pallone in campo, la seconda ha attirato il portiere in uscita e ha servito un pallone d’oro che Deulofeu ha calciato sul difensore. In mezzo l’azione del gol con un taglio prepotente sul primo palo che gli ha permesso di anticipare il suo marcatore.

LE CIFRE

Con la rete messa a segno sabato Beto è salito a quota 12 centri in serie A in 31 partite, non male considerando che non gioca in un club di primissima fascia. Di lui è piaciuto soprattutto lo spirito, quello che ha animato altri suoi compagni (Lovric, Becao e Pereyra, tanto per fare qualche nome) ma non tutti. Anche in questo senso Beto ha qualcosa da insegnare ad alcuni bianconeri che vantano esperienza e curriculum superiori.

CONDIZIONE FISICA

Considerato che non partiva dall’inizio dallo scorso 10 aprile in quella sciagurata (per lui) trasferta a Venezia, Beto ha dimostrato di avere anche una discreta condizione. Anche nella ripresa ha retto bene, con il Monza più basso ha faticato a scaricare i cavalli del suo motore ma si è reso utile.

I numeri della sua partita dicono: 61 minuti giocati, un gol, due tiri, una occasione da gol, un fallo subito, un passaggio utile e un pallone recuperato. Non sono cifre straordinarie, la squadra deve imparare a coinvolgerlo di più soprattutto con Deulofeu che, come suo solito, tende a cercare troppo l’azione individuale.

Da lui ci si aspetta una crescita costante e graduale. Mercoledì con la Fiorentina sarà uno step importante: il livello dell’avversario si alza, ma la Viola gioca e negli spazi il portoghese può volare. Chissà...

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto