Lo spagnolo tenace che vuole opporsi al dominio del connazionale Marquez
Jorge Lorenzo non ci sta a essere messo in pensione anticipata dal nuovo fenomeno Marc Marquez. Non ci sta e non ci è mai stato, nemmeno nella seconda parte della passata stagione, quando il margine di punti che lo separava dal leader di classifica e gli infortuni patiti in Olanda e Germania sembravano aver chiuso con largo anticipo il discorso. Invece Lorenzo ha cambiato pelle, da perfezionista delle traiettorie e delle fughe in solitaria ha tirato fuori la sciabola fino all’ultima tappa di Valencia. Ora si riparte da capo e il maiorchino vuole la È rivincita.
«Voglio il meglio». Il bicampione del mondo spagnolo, con un Valentino Rossi lontano dagli standard di un tempo, nel 2013 si è confermato senza ombra di dubbio la prima guida Yamaha. E da prima guida ha spesso fatto sentire la sua voce con gli ingegneri della Casa dei tre diapason, rimarcando a più riprese l’inferiorità che in molti frangenti la sua moto pagava rispetto alle Honda. Da un certo punto in poi però ha sfoderato alcune gare da coltello tra i denti che gli hanno quasi permesso di riaprire il discorso iridato. Anche nelle prime due sessioni di test invernali del 2014 Lorenzo si è fatto sentire, non gradendo l’erogazione ai bassi regimi della nuova Yamaha e il comportamento delle gomme Bridgestone. A Phillip Island però Jorge ha subito mostrato di essere veloce e si prepara a sbarcare in Qatar agguerrito come non mai. E pronto ad approfittare subito di un Marquez che, dopo essersi fatto male con la moto da dirt-track (si corre su un ovale in terra battuta) in allenamento, non potrà per forza di cose presentarsi al via iridato al 100 per cento della condizione. In un campionato che rischia di essere molto equilibrato mettere subito qualche punto tra sé e il suo rivale numero uno sarebbe già molto importante.
Scatti brucianti. Nessuno conosce la Yamaha meglio di Lorenzo, forse nemmeno Rossi, che è stato fautore della sua rinascita. Jorge resta per forza di cose uno dei favoriti per il titolo: ha esperienza, sa quando bisogna rischiare e soprattutto interpreta al meglio quella che è diventata la fase decisiva di una gara della MotoGp, la partenza. Nella seconda parte del 2013 la tattica di Lorenzo è diventata una sola: partire davanti e infliggere fin da subito un ritmo forsennato per andarsene da solo o, perlomeno, fare una pesante selezione. Merito di una grande sensibilità che lo aiuta a trovare subito il feeling giusto con la moto e gli pneumatici. Si pensava che il punto debole di Jorge fosse il corpo a corpo ma ha dimostrato di non essere più quello che si tira indietro se serve. Rossi avrà dato segnali di risveglio nei test, Dani Pedrosa si sarà anche nascosto. Ma sembra che l'unico con le carte veramente in regola per contrastare l’ascesa del ciclone Marquez, al netto di sorprese, sia ancora lui. Il derby che ha infiammato la Spagna ricomincia. (d.c.)
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