Lovisa accelera per Tedino in panchina
PORDENONE. Lovisa ne è certo: Bruno Tedino sarà il nuovo allenatore del Pordenone. L’ha annunciato ieri, non pubblicamente ma ad alcuni interlocutori, sorpresi per la celerità di una trattativa che, in realtà, pare essere ancora agli albori.
Il colloquio “decisivo” è infatti in programma domani sera e il tecnico della nazionale under 17 dovrà valutare con molta attenzione il progetto tecnico (giovani del posto da lanciare in Lega Pro: servono “garanzie” anche sul ripescaggio) prima di accettare di lasciare Coverciano e anche prima di rifiutare le altre concrete proposte dalla serie C che ha ricevuto, ovvero quelle di Maceratese e Juve Stabia.
Addirittura si parla già del vice-allenatore. Sarebbe Carlo Marchetto, che avrebbe rifiutato la panchina del Montebelluna (e quella della Sacilese, che lascerà) perché pronto a una nuova avventura.
A questo punto, Andrea Toffolo, precettato dal presidente Lovisa come secondo, diventerebbe il tecnico della Berretti prendendo il posto di Pierantonio Baruzzo.
Il maestro dei giovani. Capire il punto di forza di Tedino è semplice, basta vedere il ruolo che attualmente ricopre. Selezionare, plasmare, far crescere e lanciare i giovani è sempre stato il suo marchio di fabbrica in carriera.
Qualche nome? Cacia, bomber del Bologna, ma ancor più Parolo, mezzala della Lazio e della nazionale. Ha una capacità incredibile di parlare ai ragazzi, di appassionarli a questo sport. E sa far giocare bene le sue squadre.
Il filosofo. Il ct è ancora sotto contratto: il suo vincolo con gli azzurri scade il 30 giugno. Non è dunque detto che accetti di cambiare radicalmente e le alternative sono pronte. Adolfo Sormani, anche lui ex Pordenone, esonerato pochi mesi fa dall’Alto Adige.
Pure questo tecnico ci sa fare con i giovani, avendo allenato la Primavera del Napoli. Ha esperienza internazionale (Watford nel curriculum), è eclettico: non predilige un modulo preciso, spazia dal 4-2-3-1 al 3-5-2 al 4-3-3, usato quest’ultimo a Bolzano.
Dove è ricordato per questo e per come giocava – bene – la sua squadra. Il piacere per l’estetica, dicono, è anche il suo limite. E’ un maestro di calcio ma, nei momenti delicati, al Druso pochi mesi fa non è riuscito a gestire l’emergenza, sino ad arrivare all’esonero, punto che difficilmente viene raggiunto da quelle parti. Un filosofo, l’hanno definito.
L’integralista. Ezio Glerean, infine. Uno che non va tanto per il sottile: ha le sue idee, vuole una certa autonomia e la società lo deve appoggiare fino in fondo. Non facile.
Se lo si fa, promette soddisfazioni. Da antologia alcune sue squadre: il suo Sandonà, a metà anni 90, in cui giocava il ds neroverde Zamuner, e successivamente il Cittadella, hanno fatto divertire e vinto con un innovativo 3-3-4, modulo studiato nei Paesi Bassi e mutuato dal calcio olandese.
Lo schema, a grandi linee, è questo: lancio di 70 metri del portiere, torre della punta centrale a favorire gli esterni che attaccano così lo spazio. Glerean è una scelta coraggiosa, anche perché non allena da ben 5 anni. Oltre a Zamuner, ha allenato anche Marcelo Mateos, dirigente che incide nella scelta del tecnico.
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