Mai così in basso da 25 anni, richiamate Guidolin per restare in A - Il commento

Era dalla stagione 1993-1994 che non accadeva. C’era ancora la Lira, c’era appena stata tangentopoli, Berlusconi stava scendendo in politica, nei Balcani c’era la guerra e l’Unione Europea stava abbattendo i confini. L’Udinese iniziò il campionato con il povero Azeglio Vicini, quello delle Notti Magiche, poi fu chiamato Adriano Fedele.
Per i ventenni di oggi è il vulcanico commentatore di Udinews, nel 1992 riportò l’Udinese in A. Non c’erano ancora Galeone, Zaccheroni, Spalletti, la Champions, Guidolin (ci torneremo). Non riuscì il miracolo al vulcanico Fedele, in primavera affondò. Ecco era da 24 anni, mese più mese meno, che l’Udinese non cadeva così in basso. Ora i bianconeri sono nel burrone. Finisse così sarebbero in sere B. È vero, mancano tante giornate, ma con nove punti a metà novembre e tanti segnali inquietanti, signori, 9 su 10 si retrocede. Dopo, peraltro, il mercato migliore degli ultimi 4-5 anni.
Insomma, pungolato dal “Devi spendere, devi spendere” della Curva Nord, d’estate Pozzo jr ha investito, ha accantonato una serie di signorsì, ha preso un direttore sportivo di polso e fama, come Daniele Pradè. Ha pure azzardato con un allenatore esordiente come Julio Velazquez.
Oggi, vedendo l’Udinese brillare e dominare, ma solo dalla cintola in giù, nel primo tempo l’Empoli, abbiamo capito perché mister Gino ha puntato su don Julio. Il gioco va, è spumeggiante. L’idea era buona, ma nella lista della spesa il patron ha “cannato” l’acquisto della cosa più importante: il centravanti. L’Udinese non segna mai, signori, se non in ritardo. Non segna? Almeno non prenda gol allora. Invece ne prende. Che fare? L’avevamo scritto dopo il Napoli, ci avevano dato dalla stanza dei bottoni, dei disfattisti. L’unico che può provare a salvare la squadra a sensazione ha un nome e cognome Francesco Guidolin.
Lo sanno tutti, i tifosi, gli addetti ai lavori. Se è un problema di orgoglio, ditecelo cari Pozzo, indiscussi signori del calcio friulano sia chiaro, e ci prepareremo ai sabati a base di calcio e purgatorio. Si vivrà senza l’Udinese in serie A. Sarà triste, ma si vivrà.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto