Michael “Air” Jordan compie 60 anni: la leggenda dalla A alla Z

Tanti auguri al più forte giocatore di tutti i tempi: è l’uomo che ha cambiato il gioco del basket

Antonio Simeoli

Michael Jordan, il più grande di tutti, oggi compie 60 anni. Ma Lebron James la settimana scorsa non ha addirittura battuto quello che sembrava l’inarrivabile record di canestri segnati in Nba di Kareem? MJ, però, ha cambiato il basket: è stato in un solo giocatore il miglior attaccante e il miglior difensore su un parquet. La sua ferocia ha reso le sue squadre vincenti.

E poi Jordan ha fatto anche impresa, trasformando la sua leggenda in una macchina di miliardi di euro. Associare allora a lui ogni lettera dell’alfabeto è stato un gioco da ragazzi.

Air. Il soprannome e anche la linea di scarpe con cui la Nike ha fatto fortuna. MJ scelse la piccola Nike perché aveva creduto in lui. Risultato: secondo Forbes, il colosso ha versato sul conto di Jordan finora 1,3 miliardi di dollari. È il più grande affare sportivo della storia.

Basket. MJ ha cambiato il basket con record su record. Anche dopo aver smesso. Due esempi: ad Atlanta nel 1998 nell’immenso Georgia Dome per vederlo giocare per l’ultima volta accorsero oltre 60 mila spettatori. Tre anni fa, la prima di The Last Dance, la serie sugli ultimi Chicago Bulls, incollò davanti alla tv oltre 5 milioni di persone.

Michael “Air” Jordan oggi
Michael “Air” Jordan oggi

Chicago. La metropoli è stata per 14 anni la sua casa. Sei titoli Nba, il brand dei Bulls diventato mondiale. Inevitabile la statua dedicata al “Messia” fuori dall’United Center.

Dream Team. La squadra che alle Olimpiadi di Barcellona 1992 ha cambiato la storia. C’era lui in campo. Avversari annichiliti. E il 5 contro 5 in allenamento a Montecarlo prima dei Giochi con quei 12 fenomeni nella partita più bella di sempre?

Espn. Nel 1995 scrive un fax ai Bulls “I’m back”. E a due anni dal ritiro per l’assassinio del padre, torna. La Espn interrompe tutti i suoi programmi per dare la notizia.

Figli. Cinque: Gelsomino, 28, Jeffrey, 32, Marcus avuti dalla prima moglie Janita, e i due gemelli Victoria e Ysabel dalla seconda consorte Yvette. MJ papà? Amorevole, casalingo e privato.

Golf, asieme al baseball, le altre grandi passione. «Gioca più di un professionista», dicono. E dal 2020 ha anche un campo di sua proprietà.

Hornets. Nel marzo di 13 anni acquista per 275 milioni di dollari gli Charlotte Hornets, la squadra della più grande città della Carolina del Nord, casa sua. Pochi mesi dopo la giovane franchigia per la prima volta accede ai play-off.

Isaiah Thomas. Era il leader dei Detroit Pistoin, i Bad boys campioni Nba nel 1989 e 1990 che gli sbarrarono la strada. Tra il play e MJ non corre buon sangue. «Finché non mi chiede scusa non gli parlo», ha detto recentemente Isaiah dopo le bordate di Michael in The Last Dance. La sfida continua.

Jackson. Come Phil, il leggendario coach che sostituì a fine anni ’80 Doug Collins a Chicago iniziando l’epopea dei Bulls. Il “triangolo” di Tex Winter esaltò Jordan (e Pippen), la tambureggiante difesa imposta da Jackson fece il resto.

Kobe Bryant. Memorabile tre anni fa il discorso di MJ allo Staples durante la commemorazione di Kobe. «Mi messaggiava nel cuore della notte per chiedere consigli», disse in lacrime. Per mentalità e classe Bryant è quello che si è avvicinato di più a Jordan. E Lebron? Il dibattito è aperto.

Il discorso di MJ al funerale di Kobe Bryant
Il discorso di MJ al funerale di Kobe Bryant

Larry Bird disse: «Penso sia Dio travestito da Michael Jordan» quando quel talento appena sbarcato in Nba tentava di assaltare la dinastia dei Celtics e realizzando anche 60 punti al Garden il 20 aprile 1986. Jordan su Bird (e Magic) compagni al Dream Team: «Non mi sono mai considerato più forte di loro».

Mvp. In sei delle finali, tutte quelle giocate, e cinque Mvp della regular season, come Magic Johnson: per quasi due decenni il titolo Mvp era un sinonimo di MJ.

EARVIN " MAGIC " JOHNSON DEI LOS ANGELES LAKERS (D) E MICHAEL JORDAN (S) DEI CHICAGO BULL DURANTE L'INCONTRO DI BASKET TRA LE DUE SQUADRE AL GREAT WESTERN FORUM DI INGLEWOOD. PER JOHNSON SI E' TRATTATO DELLA SECONDA PARTITA DOPO IL SUO RIENTRO IN SQUADRA, DALLA QUALE SI ERA RITIRATO NEL 1991, DOPO AVER APPRESO DI ESSERE AFFETTO DA AIDS.
EARVIN " MAGIC " JOHNSON DEI LOS ANGELES LAKERS (D) E MICHAEL JORDAN (S) DEI CHICAGO BULL DURANTE L'INCONTRO DI BASKET TRA LE DUE SQUADRE AL GREAT WESTERN FORUM DI INGLEWOOD. PER JOHNSON SI E' TRATTATO DELLA SECONDA PARTITA DOPO IL SUO RIENTRO IN SQUADRA, DALLA QUALE SI ERA RITIRATO NEL 1991, DOPO AVER APPRESO DI ESSERE AFFETTO DA AIDS.

Nba. Semplice: C’è una National Basketball Association prima di Jordan (Magic e Bird) e una dopo: ora è una lega mondiale da spettacolo e business da miliardi di dollari.

Olimpiadi. Di Barcellona 1992 e del Dream Team si sa tutto, ma il giovane Jordan, vinse anche l’oro a Los Angeles 1984, quando ai Giochi non potevano andarci i pro. Lui usciva dal college e i suoi compagni di squadra erano tali...Sam Perkins e Patrick Ewing.

Pippen. Fu la spalla di Jordan ai Bulls. Anche se in Unguarded, la sua biografia, Scottie se la prende con MJ per il ruolo riduttivo avuto in The Last Dance. È vero. Pippen, nella lista dei 50 migliori dell’Nba all-time, è stata un’ala fotonica, capace di migliorare le sue statistiche in ognuna delle prime 7 stagioni nella lega. Più di una spalla.

Quarterback. Da ragazzino MJ brillava nel football americano come quarterback ma anche nel baseball, dove tenterà l’avventura tra i pro nel 1993 dopo il primo ritiro, come lanciatore.

Rodman. «Non ci siamo mai parlati» disse The Worm, il miglior rimbalzista nella storia del gioco. Sì, fuori dal campo non si frequentavano, ma nei Bulls 2.0 degli ultimi tre titoli, l’ex fidanzato di Madonna, assieme Toni Kukoc, è stato essenziale.

Schiacciate. Chicago, All Star Game 1988: alla gara delle schiacciate Jordan stacca dal tiro libero: foto e video iconici. Serve aggiungere altro?

Trieste. Chiarbola, 1985: sfida amichevole Stefanel-Caserta. Jordan, reduce dalla prima stagione da rookie in Nba, è in Italia per una tourneè con la Nike. Gioca un tempo con una, l’altro con l’altra, schiaccia e manda in frantumi il tabellone. Arbitri gli udinesi Giorgio Gorlato e Fausto Deganutti, gran “cerimoniere” un giovane Massimo Piubello, manager rampante udinese. Gorlato, cinque finali scudetto arbitrate, gira ancora per Udine con le foto con Mike nel portafoglio e le distribuisce. Come santini.

Michael Jordan all’ingresso in campo nello storico match del 25 agosto 1985 a trieste, con la maglia dell'allora Stefanel
Michael Jordan all’ingresso in campo nello storico match del 25 agosto 1985 a trieste, con la maglia dell'allora Stefanel

University North Carolina. La casa di Jordan per tre anni, titolo Ncaa nel 1982 incluso.

Vincente. Mentalità vincente, sempre. Da quando sfidava il fratello più grande James nel canestrino fuori casa a quando ribaltò gara 6 della finale Nba nel 1998, l’ultima, a Salt Lake City soffiando il pallone a Karl Malone e mettendo il tiro del sesto titolo. Quando tutto il mondo sapeva che l’avrebbe preso (e segnato) quel tiro.

Washington Wizards. L’ultima sua squadra. A oltre due anni dal secondo ritiro, nel 2001 torna in campo. Gioca due stagioni, altro record: segna più di 40 punti a più di 40 anni.

XX-Man. Come Xavier McDaniel. Difensore spietato, artista del trash talking. Duelli all’ultimo sangue con i Bulls, fino a quando persino MJ perse la pazienza. Il faccia a faccia fra X-Men e MJ nelle finali di Conference 1992 è nella storia Nba ed è reperibile su YouTube.

Yacht. Tre anni fa se n’è regalato uno da 70 milioni di dollari. È lungo 70 metri, costa 700 mila sterline a settimana, può ospitare 12 persone.

Zeri. Come la cifra a sette zeri, dieci milioni di dollari, donata da MJ per il sessantesimo compleanno a Make-A-Wish, associazione che si occupa di realizzare desideri di bimbi affetti da gravi patologie. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto