Michael Fabbro, il pianista del gol alla prima da “prof” nel suo Friuli

la storia
Da quando gioca nei professionisti, quella di oggi sarà la prima sfida per lui in provincia di Udine. Incontrerà in campo il suo grande amico Filippo Berra, friulano come lui. Per Michael Fabbro, attaccante classe 1996 del Chievo Verona, calcare il campo di Lignano rappresenterà dunque una grande emozione. Nativo di San Daniele, è cresciuto nella Savorgnanese Povoletto dove è stato allenato sin da quando aveva quattro anni da papà Marino, ex giocatore – tra le altre – del Pordenone ai tempi del grande Ezio Vendrame. Anche il nonno, Ivanoe Perina, faceva parte del mondo del calcio. Era il vice-presidente dell’Asso Sant’Osvaldo d Udine e, con la formazione juniores, vinse un campionato regionale.
Al sito ufficiale del Chievo, club a cui è tornato quest’anno dopo i prestiti a Siena (in C) e al Pisa (in B), Fabbro ha raccontato le sue origini partendo proprio dal rapporto con il papà-allenatore. «É stato il mio primo mister – ha spiegato –. Ed è per questo che con lui ho un rapporto molto stretto. Ricordo che avevo continuamente il pallone tra i piedi e lo portavo con me pure a letto quando dormivo. Quanti vasi ho rotto a casa! Ho sempre avuto la passione per il calcio. Iniziai come difensore centrale, mi piaceva il gioco duro, poi col tempo scoprii quanto era bello segnare». E diventò attaccante: passò al Donatello e, a 14 anni, al Milan: «Non sentivo la mancanza di casa perché ero focalizzato sul mio obiettivo. Al mio esordio tra i giovanissimi nazionali ho segnato trenta gol. Ho avuto la fortuna di essere allenato da Pippo Inzaghi: era il mio idolo. Mi ha dato tantissimi consigli».
Fabbro, nei tre anni trascorsi al Bassano (’15-’18), ha già affrontato il Pordenone, segnandogli una rete nella gara vinta per 2-0 nell’ottobre 2016. Vorrebbe fare il bis per far sì che il suo Chievo rimanga in testa alla classifica e magari dedicare la rete alla sua famiglia che, se non ci fosse stata la pandemia, sarebbe stata allo stadio oggi. Nel tempo libero l’attaccante di Povoletto suona il pianoforte: una passione che ha scoperto pochi anni fa dopo aver ricevuto in regalo dal suo ex compagno di squadra Marcello Falzerano una tastiera. «Uno dei miei idoli è Ludovico Einaudi. L’ho visto cinque volte dal vivo e le sue opere mi emozionano. Quando suono è quasi come segnare». Quasi, appunto: il sapore del gol è ineguagliabile. —
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