Minaccia sui Giochi invernali Di Centa: «Pericolo reale»

Il capo della guerriglia del Caucaso ordina di attaccare le Olimpiadi di Sochi 2014. Il campione carnico: «È un pericolo vero: speriamo che nei prossimi mesi si riesca a mediare»

UDINE. «Attaccate le Olimpiadi invernali di Sochi». La minaccia arriva dal capo della guerriglia nel Caucaso russo, Doku Umarov, in un video diffuso ieri sul sito Kavkazcenter, vicino ai ribelli. La notizia raggiunge Giorgio Di Centa, che si prepara ad affrontare l’ultima olimpiade della sua carriera, in una pausa degli allenamenti che la squadra maschile di Coppa del mondo di fondo sta svolgendo sulle nevi dello Stelvio.

Il rammarico vena la voce dell’olimpionico di Torino 2006 che ai Giochi del prossimo febbraio vuole esserci e già lavora anche per quell’obiettivo. «Io non ho partecipato alle preolimpiche con la squadra - racconta il fratello di Manuela - ma chi c’era ha raccontato di una situazione tranquilla e di begli impianti». Ora, dopo le parole incendiarie di Umarov, non nasconde il suo timore: «Un tale messaggio, lanciato con tanto anticipo sulla manifestazione, significa che in questo momento il pericolo è reale. Speriamo che nei prossimi mesi si riesca a mediare. Però è davvero un peccato: lo spirito olimpico dovrebbe sempre unire, non dividere».

Del resto, ricorda dall’alto della sua esperienza (già quattro edizioni dei Giochi invernali alle spalle, portabandiera azzurro a Vancouver 2010) «tutte le manifestazioni di questo genere ormai sono potenzialmente a rischio. Rappresentano delle casse di risonanza per chiunque voglia compiere gesti eclatanti, che richiamino l’attenzione sulla propria causa».

Allarmi particolari sulla sicurezza della permanenza a Sochi «fino ad ora non ne sono arrivati. Scorte? In queste situazioni gli atleti sono sempre sorveglianti durante i trasferimenti, per esempio da e per gli aeroporti. Non dovrebbe essercene bisogno... ma è così ».

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