Occhi aperti a Cremona, l’Apu si trova di fronte due ex

Domenica 23 marzo contro la Juvi Cremona l’Apu ritroverà Bertetti e la Torre come avversari: «Siamo giovani e pronti alla battaglia contro i più forti»

Giuseppe Pisano
Gianmarco Bertetti e, a destra, il recuperato Johnson
Gianmarco Bertetti e, a destra, il recuperato Johnson

La parentesi udinese è stata breve ma intensa per Gianmarco Bertetti, playmaker biellese classe 2001 ora in forza alla Juvi Cremona. Domenica 23 marzo vestirà i panni dell’ex insieme al compagno di squadra Andrea La Torre, dopo aver indossato i colori dell’Apu nella parte finale della stagione 2022/2023.

Bertetti, lei arrivò a Udine dopo il crac di Ferrara. Che ricordi ha di quel periodo?

«Avevo due offerte, l’altra guarda caso era proprio della Juvi. Scelsi Udine perché volevo relazionarmi con gente del calibro di Gentile, Monaldi e Gaspardo. Uno stimolo in più. Inoltre conoscevo molto bene Finetti per i trascorsi di Biella. Per me era il primo approccio con una squadra ambiziosa. Mi sono trovato benissimo, anche se fu un’annata complicata. Mi restano tante amicizie, sento ancora Esposito, Cusin, Monaldi e Gentile».

Lei ha un rapporto molto stretto con Carlo Finetti, che ora fa il vice in Germania.

«Sì, mi ha scritto pochi minuti fa. Ci sentiamo per condividere le nostre esperienze. Carlo è una figura importante per me, spesso ho partecipato ai suoi allenamenti estivi di tecnica individuale».

Come vede l’Apu capolista?

«Siccome sono scaramantico non voglio fare previsioni per non gufare, ma sin dall’inizio ho detto che era attrezzata per vincere. Hickey è un fuoriclasse, il pacchetto italiani è zeppo di giocatori vincenti. Per il mio gusto Udine è la squadra più bella da vedere e anche la più forte».

La trovate determinata e arrabbiata al punto giusto, dopo due sconfitte. Preoccupato?

«Immagino che verranno a Cremona per riscattarsi, ma preferisco guardare alla mia squadra. Ci aspettano sette finali, in palio ci sono punti pesanti e lo stesso vale per Udine. Gli stimoli sono forti per entrambe, anche perché noi veniamo da due sconfitte all’ultimo secondo. Sarà una battaglia».

Ci descrive la sua Juvi?

«Siamo una squadra giovane, a cui piace giocare su ritmi altissimi, l’obiettivo è lavorare duramente in difesa e creare tiri aperti nei primi secondi dell’azione, giocando così tanti possessi».

La coppia di americani è di buon livello. Concorda?

«Sì, decisamente. Washington è arrivato da poche settimane, ed è più playmaker rispetto a Brown. Con lui si creano più tiri aperti contro la difesa schierata, ha il passo per l’uno contro uno e sa creare gioco per gli altri. Polanco è un giocatore furbo, gran lavoratore, sa segnare in tanti modi».

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