Pordenone, la carica di capitan Stefani: "Non è finita, andiamo ai playoff e puntiamo a vincerli"

PORDENONE. Vedere Sambenedettese e Reggiana rispettivamente seconda e terza con appena 52 e 51 punti fa male: il Pordenone avrebbe potuto essere lì. «Ma non è finita: possiamo ancora riscattarci e toglierci grandi soddisfazioni».
Mirko Stefani, capitano dei neroverdi, fa capire che il “suo” gruppo ha ancora cartucce da sparare in questa stagione. Prima, ovviamente, bisogna superare il Renate, condizione necessaria per accedere ai playoff. Poi «può succedere di tutto. La post-season è un altro torneo – indica il difensore – e per questo va affrontato con la convinzione di poterlo vincere».
Stefani, il Pordenone è tornato a fare la voce grossa: vittoria e 4 gol alla Samb, miglior difesa.
«Sì. Abbiamo dimostrato che il successo con la Reggiana, conquistato con quattro reti, non era stato un caso. Stiamo bene mentalmente e fisicamente e lo stiamo dimostrando. Dopo tanto è tornato l’entusiasmo: sono ingredienti importanti, ci possono far andare lontano».
Si è rivisto anche Berrettoni ad alti livelli: cosa può dare il suo rientro?
«Ha dimostrato di essere nuovamente al top nell’occasione più delicata. Quasi superfluo sottolineare la sua importanza».
Come seguirete le partite di domenica?
«Con la voglia di avere un quadro più chiaro della situazione. Se i risultati saranno favorevoli, protremmo avere anche la possibilità di chiudere al sesto o al settimo posto, qualora dovessimo battere il Renate. È un aspetto importante: guadagnare la post-season con un buon piazzamento ti permette di giocare in casa e con due risultati a disposizione».
Dove può arrivare il Pordenone, adesso?
«Lontano. Agli spareggi promozione conta anche arrivare in salute dal punto di vista fisico e mentale. La stagione è stata difficile, ma possiamo ancora dire la nostra».
Avete mai temuto di retrocedere?
«A un certo punto avevamo il timore di dover lottare per non scendere in serie D sino all’ultimo. Eravamo spenti. Siamo stati poi bravi a compattarci e a uscirne fuori».
Lei ha sempre detto che vuole chiudere la carriera qui: ne è ancora convinto?
«Sì, molto più dell’anno scorso. È nei momenti complicati che si capiscono tante cose. E, durante la stagione, ho potuto constatare il valore di certe persone e di questa piazza: i tifosi, la città, non ci hanno mai fatto pesare molto i risultati deludenti. Per me è un segnale di grande civiltà e cultura sportiva, che ho apprezzato moltissimo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto