Pozzo, un silenzio che punge l’Udinese

Non rilascia interviste dopo un ko in Coppa che fa male
Di Pietro Oleotto
epa03842393 Allan of Udinese show his dejection after the UEFA Europa League play-off second leg match between FC Slovan Liberec and Udinese in Liberec, Czech Republic, 29 August 2013. EPA/SLAVEK RUTA
epa03842393 Allan of Udinese show his dejection after the UEFA Europa League play-off second leg match between FC Slovan Liberec and Udinese in Liberec, Czech Republic, 29 August 2013. EPA/SLAVEK RUTA

Bolle a fuoco lento il “minestrone” in casa Udinese. La ricetta europea è piuttosto indigesta e Gianpaolo Pozzo, chiamato a chiarire – su esplicita richiesta del Messaggero Veneto – le dinamiche di un momento deludente, non ha risposto all’invito, preferendo dedicarsi al lavoro incessante che lo vedo impegnato sul fronte stadio. «The show must go on» dicono a Broadway. É così anche nel quartier generale in viale Candolini, l’ombra del campionato è diventata già una presenza in carne e ossa, evocata a gran voce da Francesco Guidolin, ma anche dallo stesso Pozzo, fin dalla prima giornata, quella mandata in archivio con una sconfitta (onorevole nel risultato, un po' meno nella forma, complice un primo tempo orribile) sul campo della Lazio. Un responso che lo stesso Pozzo non avrebbe tuttavia digerito come ha fatto con l’amarezza europea, visto che tra le quattro mura dello spogliatoio dell'Olimpico il patron bianconero si è fatto capire, eccome.

Pare non gli sia piaciuto l’atteggiamento di una squadra che, tralasciando le amnesie croniche del portiere di riserva Kelava, è stata confermata quasi in blocco e quindi irriconoscibile nel confronto con le ultime otto giornate (e altrettante vittorie) della scorsa stagione. Non un secolo fa. Detto per inciso è la stessa impressione che l'Udinese ha destato a Liberec, in Repubblica ceca, dove non ha saputo lottare con l'anima per tentare – almeno tentare – l'impresa. Guidolin ha voluto fare da schermo, si è vestito da bersaglio umano, ha confessato il proprio errore nella gara d'andata («Dovevo accontentarmi del pareggio») e ha aggiunto che il cuore comunque la sua squadra l’aveva messo sul campo dello Slovan, ma la sconfitta nella prima gara è stata determinante. «In campionato voglio ritrovare la mia squadra» ha poi aggiunto, puntando il mirino sull’obiettivo.

Inutile nascondersi dietro un dito, se l'Udinese storicamente non riesce a fare risultato nelle coppe, se spesso è uscita nei primi turni (vi ricordate il Salisburgo o il Panionios della gestione Spalletti, per esempio?) un motivo ci sarà: forse le energie mentali convergono fin dall'inizio sul campionato per siglare la vera impresa, tanto che negli ultimi anni poche squadre hanno fatto in assoluto più punti dei bianconeri. E alla società questo sta bene. É disposta a partire come un diesel, senza turbina, con i ritmi da direttore tecnico (più che allenatore) che desidera il Guido e questo alla fine si paga quando ti trovi di fronte squadre che lottano su ogni pallone e la dea bendata si dimentica di te. Non resta che voltare pagina. Il segnalibro è sul capitolo «campionato», anche se stavolat un po' brucia, come ha confessato il ds Giaretta: «Non abbiamo visto lo spirito che volevamo». Non è un buon segnale.

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