Quel giorno di 6 anni fa in Veneto in cui planò un extraterrestre: Egan Bernal
L’ex ds Ellena racconta gli esordi della maglia rosa: “Il duello con Pogacar? Sarà stellare, la maglia rosa sulle salite lunghe è più forte”
MILANO. Autunno 1995, provincia di Vicenza. Il Team Androni sta facendo i primi test fisici ai suoi atleti in vista della nuova stagione. Il ds Giovanni Ellena, ex corridore ancorato nel Canavese, è all’ammiraglia che segna uno per uno i tempi dei suoi.
Si avvicina Franco Pellizotti, l’esperto capitano. «Giovanni o questo ci prende per il c..o abbiamo pescato un campione». Ellena, nel giorno dell’incoronazione rosa di Bernal», se la ride ancora. Il “questo” del Pelli, che oggi ottimamente dirige sull’ammiraglia Bahrain, Damiano Caruso è la maglia rosa Bernal. Ricorda ancora Ellena: «“Pelli” mi disse più o meno così: “i ragazzi sono distrutti, quello è dietro la curva che si sta fumando una paglia...».
Il test funzionava così: due km su una salita incrementando man mano il wattaggio. Gli altri corridori erano esauriti, Egan avrebbe potuto continuare ancora a lungo». Ora il colombiano ha 24anni e appare, anche in corsa, molto più maturo dell’età che ha.
All’epoca? «Era un bimbo, maturo e determinato ma sempre un bimbo». Altro aneddoto. Il ds dell’Androni ne avrebbe da vendere. E li racconta mentre guida dall’ammiraglia per la ricognizione pre-crono il più giovane del Giro, il 18enne ucraino Andrii Ponomar.
«Il giorno dopo andammo da Michele Bartoli a fare un test e ci accorgemmo che le aveva le scarpe di ciclismo di due numeri più grandi, ci passavano due dita dentro eppure era riuscito a fare quei tempi». Gambe, polmoni, testa. «Mi saluta sempre, ci scriviamo ogni giorno. Dopo il Giau gli ho scritto “chapeau”. Risposta immediata: “Giovanni questo è stato un percorso e tu ne fai parte». Meglio lui o Tadej Pogacar? «Due fenomeni: lo sloveno è più esplosivo ma sulle salite lunghe e in quota non c’è partita. Contro Egan non ce n’è per nessuno, magari al Tour 2022 faranno divertire ».
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