Scontri tra ultrà con feriti Via la restrizione al Bocia

PORDENONE. Era stato condannato per gli incidenti all’esterno dello stadio Bottecchia del luglio 2004. Il suo nome, a Pordenone, è legato a quell’episodio di ormai quasi dodici anni fa. Doveva essere un grande evento sportivo l’amichevole Atalanta-Triestina (finì 2-2) al Bottecchia: il pomeriggio del 31 luglio 2004, invece, all’esterno dello stadio si scatenò l’inferno quando, prima della partita, le tifoserie avversarie vennero a contatto.
Il bilancio fu di 19 feriti, di cui 13 poliziotti e 2 carabinieri. Per quell’episodio, il giudice monocratico del tribunale di Pordenone, Monica Biasutti, aveva inflitto complessivamente nel 2011 oltre 28 anni di reclusione che però erano stati coperti da indulto. Sul banco degli imputati 14 ultrà atalantini tra i quali lui, Claudio Galimberti, il leader della curva, detto Bocia. Per tutti l’accusa era di concorso in resistenza a pubblico ufficiale aggravata.
Ebbene, ora la Corte di Cassazione ha annullato l’obbligo di firma contenuto nel Daspo dello scorso settembre nei confronti di Galimberti. Il provvedimento era scattato dopo che, il 12 aprile dell’anno scorso, il capo degli ultrà atalantini, in occasione di Atalanta-Sassuolo, si era presentato ai tornelli dello stadio con in mano una testa di maialino arrostito, gridando: «Datela alla questura!».
Una sfida alle forze dell’ordine, quella improvvisata dal Bocia, per via di quella che viveva come una sorta di ingiustizia: Galimberti, infatti, scaduta la diffida di 5 anni per Atalanta-Catania del settembre 2009, contava di poter ritornare in curva, dalla quale mancava da 19 anni. Invece, il suo tentativo di acquistare il biglietto si era rivelato vano perché il suo nome continuava a rimanere nella “lista nera” per via della sentenza di condanna relativa agli scontri di Pordenone del 2004.
L’effetto immediato della recente decisione della Cassazione è che Galimberti non sarà più obbligato ad andare a firmare durante le partite dell’Atalanta.
Allo stadio, per il momento, non potrà comunque mettere piede, visto che la parte amministrativa della diffida resta in vigore. E visto pure che nei suoi confronti ci sono le restrizioni previste dalla sorveglianza speciale cui è stato recentemente sottoposto.
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