Svelato un retroscena: la Red Bull non ha mai voluto comprare l’Udinese
intervista al mediatore che voleva portare in Friuli il “Toro Rosso”

UDINE. «Piacere, sono Aldo Zampa, parente di Pietro, il giocatore dell’Udinese degli Anni 60». Si presenta così il mediatore che nel 2016 ha cercato di agganciare il colosso austriaco delle bevande energetiche Red Bull, 4,930 miliardi di euro di fatturato e una presenza costante nel mondo dello sport, nella Formula 1 ma anche nel calcio, tanto da investire prima nel Salisburgo e adesso in Germania, a Lipsia, portata dai dilettanti alla Champions nel giro di poche stagioni, ma a danno proprio del club della città di Mozart, sedotto dai soldi del “Toro Rosso” e abbandonato a favore dei pensieri tedeschi.
Tanto che anche i tifosi dell’Udinese, dopo aver ascoltato le chiacchiere – infondate – sul frusciare delle banconote, hanno respinto l’idea. «Ma la Red Bull non ha mai voluto comprare l’Udinese. Pozzo cercava semplicemente un marchio per gli eventi allo stadio e quello che viene chiamato co-sponsoring, ma gli il responsabile Olivier Mintzlaff mi mandò una mail ufficiale: la Red Bull non era interessata a una sponsorship. E lo fece sapere con estrema cortesia nel giro di un paio di settimane».
Eppure Zampa la favola di provincia di una cessione del club è rimasta nell’aria a lungo.
«Vero, le voci di una trattativa, inesistente, hanno girato per mesi a partire dalla seconda metà del 2016, così ora ho deciso di spiegare tutto: penso che l’Udinese abbia bisogno di tranquillità in questo momento del campionato per lavorare unita, squadra e società. Per questo ora è meglio raccontare i retroscena e di spiegare che, come mi hanno garantito i vertici, l’azienda austriaca non vuole investire nel calcio italiano. Non solo su un club come l’Udinese».
Anche perché la serie A è un campionato in flessione e l’Udinese ha un bacino d’utenza ridotto?
«No, hanno fatto delle scelte. Hanno un mercato globale e quindi investono in Ghana piuttosto che nella Major League, dove hanno acquistato i New York Metrostars. Riguardo all’Udinese piuttosto vi dico che si tratta di una realtà che all’estero è rispettata, ammirata, in crescita per le scelte e le politiche che guidano il marketing del club».
Parla da addetto ai lavori e con un una lieve inflessione tedesca. Perché?
«Perché i miei uffici sono in Lussemburgo e a Monaco. Lavoro nell’intermediazione e faccio l’agente per alcuni calciatori».
Ecco perché sul sito della sua azienda di «management e marketing», aldozampa.com, compaiono le foto di Robben, Ribery, Essien, Nasri...
«Faccio parte di un importante gruppo di lavoro. Seguiamo diversi atleti: io adesso mi interesso di Lucas Lima che piace al Barcellona e all’Everton. L’Udinese? Purtroppo ora non è più un prospetto da Udinese, è il numero 10 del Brasile, si svincola dal Santos a dicembre e aspira a un contratto importante. Magari in prossimo sarà per noi».
Noi? Lei parla da tifoso bianconero al 100 per cento...
«Io ho pianto per Poggi, Bierhoff e Amoroso, io c’ero il 4 novembre 1997 al Friuli con l’Ajax. Sì, sono un tifoso, tanto che, nonostante la mia residenza, ad agosto ero allo stadio per vedere la partita contro il Frosinone. Era la prima uscita, non stavo nella pelle».
E che si può dire dell’Udinese ora?
«Che sarò sempre grato al patron Gianpaolo Pozzo per quello che ha fatto e spero che Gino abbia la stessa determinazione».
Senza il “Toro Rosso” sulla maglia.
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