Toffoletto: «Il razzismo rovina il nostro calcio»

Decisa presa di posizione del presidente della Figc regionale dopo i fatti che hanno portato alle pesanti squalifiche nel campionato Carnico

UDINE. Partite a porte chiuse, pesanti squalifiche e ammende. Sono rischi con i quali il calcio dilettanti deve imparare a fare i conti. L’esempio rappresentato dalle clamorose decisioni prese dal giudice sportivo del campionato Carnico è la conferma che anche nei campionati dilettanti da questa stagione varrà la “tolleranza zero” nei confronti del razzismo.

Gli organi disciplinari applicheranno alla lettera i nuovi drastici provvedimenti adottati dall’Uefa, e fatti propri dalla Figc a inizio giugno. In caso di episodi di intolleranza di marca razzista una società potrebbe ritrovarsi nella inedita condizione di giocare una o più gare senza l’apporto del pubblico, senza contare le ammende (raddoppiate da 500 a mille euro) e le pesantissime sanzioni per calciatori (anche 10 giornate di squalifica) e dirigenti (non meno di 4 mesi di stop).

Un “pugno di ferro” con il quale Velox Paularo e Cercivento hanno già fatto i conti e che rappresenta un precedente di cui il calcio della nostra regione avrebbe volentieri fatto a meno. Ieri è intervenuto il presidente della Figc regionale Gianni Toffoletto, carnico doc, che attraverso un comunicato ha stigmatizzato il comportamento tenuto dai tifosi della Velox Paularo nei confronti del giocatore di colore della Pontebbana Jean Claude Bedi, e di un paio di tesserati del Cercivento con l’arbitro di origine africana che ha diretto la gara contro l’Amaro.

«Il campionato Carnico per me rappresenta un valore aggiunto – ha spiegato Toffoletto –, in esso convivono passione, sacrifici e agonismo. Non possiamo rovinare con simili gesti il nostro calcio, lo spirito che lo caratterizza. Condanno quello accaduto in questa ultima giornata, le norme contro episodi di carattere razzista si sono inasprite e la giustizia sportiva le applica. Non si possono accettare insulti o qualsivoglia atteggiamento offensivi per il colore della pelle.

Sono cose che non esistono e per questo le condanniamo e le puniamo. Forte è la decisione di proibire l’ingresso al pubblico soprattutto in un campionato dilettantistico dove la passione dei veri tifosi è il principale motore del nostro movimento. Queste decisioni sono sofferte ma servono per dare un segnale forte e chiedo a tutte le società alle quali sono vicino, di allontanare quei soggetti che rovinano lo spirito di unione che si respira sui nostri campi».

Intanto a Paularo e Cercivento i dirigenti attendono di conoscere da Roma le direttive per far rispettare la decisione di giocare a “porte chiuse” le partite in programma domani e domenica, visto che gli impianti interessati pongono serie difficoltà a far rispettare il dispositivo del giudice sportivo non essendo recintati.

«Vedremo se dovremo chiamare i carabinieri per vietare alle persone di avvicinarsi alla rete di recinzione – è lo sfogo del presidente del Cercivento Stefano Morassi –. Il nostro campo è situato all’interno di un’area verde senza delimitazioni che offre la possibilità di assitere alle partite senza passare attraverso una porta di ingresso. Noi, è chiaro, non metteremo in vendita nemmeno quelle poche decine di biglietti che di solito contraddistinguono le partite in casa. Ma come possiamo garantire che nessuno sarà presente ai bordi del campo? E l’arbitro come si comporterà? Ci manca solo una sconfitta a tavolino...».

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