Trapani è salita in serie A ma con le sue spese pazze lascia un mercato terremotato

Momento di stallo in serie A2, e in particolare in casa Apu Old Wild West, per quanto riguarda il mercato

Giuseppe Pisano
I tifosi dell’Apu devono avere pazienza il mercato quest’anno ha tempi più lunghi © Foto Petrussi
I tifosi dell’Apu devono avere pazienza il mercato quest’anno ha tempi più lunghi © Foto Petrussi

UDINE. Momento di stallo in serie A2, e in particolare in casa Apu Old Wild West, per quanto riguarda il mercato. È una situazione piuttosto strana, figlia di almeno un paio di complicazioni rispetto alle passate stagioni. Una è di carattere economico, l’altra riguarda il nuovo format del campionato.

SPESE PAZZE

Fino a un paio d’anni fa i contratti a sei cifre riguardavano gli americani e i giocatori italiani top della categoria.

A far lievitare, e di molto, gli ingaggi dei giocatori sono arrivati diversi presidenti di manica decisamente larga, su tutti Valerio Antonini, il vulcanico patron di Trapani Shark. Che non si è limitato a offrire ingaggi faraonici, ma si è anche avventato su giocatori già contrattualizzati pagando onerose clausole d’uscita.

Un modo di agire che di fatto ha contribuito a “drogare” il mercato, perché quest’estate i contratti a sei cifre sono all’ordine del giorno, anche per giocatori italiani che non fanno di certo la differenza.

In una sessione di mercato in cui i playmaker italiani sono contesissimi, tanto in serie A quanto in A2, c’è davvero da sgomitare: nelle scorse settimane abbiamo riferito dell’offerta da 120 mila euro dell’Apu per Matteo Fantinelli, una cifra elevata ma non esagerata: altrettanto dovrebbe percepire Diego Monaldi a Rieti, molto di più ha percepito Matteò Imbrò a Trapani nella stagione ai titoli di coda. Imbrò, così come Pierpaolo Marini e Fabio Mian, dovrebbe lasciare la Sicilia, ma ci si chiede quanto sono disposti a rinunciare rispetto all’ingaggio strappato alla nuova realtà allestita da “Paperone” Antonini.

Un’altra questione da considerare, specie ora che si avvicina il 30 giugno, è quella delle clausole d’uscita, altrimenti dette “escape”. Con una penale da pagare per uscire, si assistono a vere proprie partite a scacchi fra giocatori e società, in cui si attende che sia l’altro a fare la prima mossa. Si spiega anche così il silenzio sullo stallo (solo apparente) fra Udine e Raphael Gaspardo.

CONCORRENZA

A rendere ulteriormente difficile il mercato, in serie A2, è il continuo innalzamento del livello. Con il format a girono unico, su 20 squadre ce ne sono una decina che possono ambire ad arrivare lontano. Le due retrocesse Pesaro e Brindisi vogliono subito tornare al piano di sopra e hanno budget notevoli per la categoria. In più mettiamoci una Cantù stanca di delusioni, le ambiziose Forlì, Rimini e Rieti, le immancabili Fortitudo e Verona.

Per Udine, come vedete, c’è da sgomitare, e per i giocatori migliori si scatenano delle vere e proprie aste, come nel caso di Giovanni Vildera, tanto per fare un esempio. È la serie A2, sempre più competitiva e sempre più cara.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto