Travolto da un furgone: è morto Michele Scarponi
L’Aquila di Filottrano ha chiuso le ali. A 37 anni, una moglie e due gemellini piccoli a casa. Michele Scarponi non era Fausto Coppi, che Orio Vergani salutò il giorno della morte con la celebre frase “l’Airone ha chiuso le ali”, ma come Coppi appartiene da ieri alla lunga schiera di ciclisti morti anzitempo. E in circostanze tragiche. Investito da un furgone durante l’allenamento. A un passo da casa, a Filottrano, piccolo borgo in provincia di Ancona. Venerdì sera, su Twitter, Scarponi aveva postato una foto con i bimbi e le maglie di leader portate loro dal Giro del Trentino. Poi la consueta sgambata mattutina, irrinunciabile in vista del Giro, che avrebbe dovuto correre – causa il forfait di Aru – da capitano dell’Astana. Uscito da casa in sella alla bici non macina che pochi chilometri. È in discesa. Un furgone, condotto da un 57enne del luogo, non gli dà la precedenza. L’impatto è tremendo e Scarponi muore sul colpo. «Non l’ho visto», dice sconvolto il conducente ai carabinieri dopo aver prestato soccorso al campione che ben conosceva. È indagato per omicidio stradale. L’ennesimo di questi anni in Italia come dicono le statistiche: oltre mille i ciclisti morti sulle strade negli ultimi 4 anni, un decesso ogni 35 ore. Finché a perdere la vita è il campione. Allora il problema riemerge. Con prepotenza. «Questa è una tragedia che deve far riflettere, dobbiamo garantire la sicurezza a chi quotidianamente è sulla strada – ha detto il ministro dello Sport, Luca Lotti –. Tre giorni fa abbiamo approvato il provvedimento “salva ciclisti” (quello sul rispetto della distanza di 1,5 metri tra bici e auto ndr)». E se il viceministro, Riccardo Nencini, nipote del grande Gastone, ha invitato il Giro d’Italia a dedicare a Scarponi la maglia rosa, il presidente del Coni, Giovanni Malagò ha disposto che in questo fine settimana prima di tutti gli eventi sportivi venga osservato un minuto di silenzio per il ciclista marchigiano.
La notizia della tragedia squassa il mondo dello sport e quello del ciclismo in particolare. Impossibile citare tutti i messaggi di cordoglio su Twitter, il social di riferimento “del gruppo”. Ne bastano alcuni. Quello del suo capitano, Fabio Aru: «Tragedia infinita. Non esistono parole. Riposa in pace Amico mio». Alberto Contador: «Sono paralizzato: era una grande persona dalla simpatia contagiosa». E poi tanti altri ciclisti. E giovani, amatori, cicloturisti, atleti. Calciatori, allenatori come Allegri, Montella o il conterraneo Mancini, che ha postato una foto di una recente uscita in bici con Michele, tifoso interista. E poi i musicisti Paolo Belli, suo grande amico, e Jovanotti. A tutto questo mare di cordoglio, commovente, quasi magico, ha voluto dire grazie la moglie Anna con un breve post su Instagram. La sua Astana, sconvolta, correrrà oggi la Liegi-Bastogne-Liegi e c’è da credere che i suoi compagni qualcosa s’inventeranno per onorarne la memoria. Scarponi, professionista dal 2002, era decisamente più di un corridore di grande livello. Era l’anima del gruppo, grazie a una simpatia unica. Inizi promettenti all’Acqua&Sapone. Periodo buio per il coinvolgimento nell’Operation Puerto quando correva alla Liberty Seguros in Spagna. E rinascita nel team di Gianni Savio con i due capolavori al Giro 2009. Poi il podio sfiorato nel 2010 e la maglia rosa nell’edizione 2011, assegnata a tavolino, per la squalifica retroattiva di Contador. Da gran signore, sapendo che sulla strada non era stato il migliore, quel trofeo – sogno d’una carriera – Scarponi l’aveva accettato in punta di piedi. Poco dopo un altro momento d’oro: nell’Astana di Vincenzo Nibali. Il Tour 2014 e il Giro 2016 dello Squalo portano anche la sua firma, basti pensare alla la tappa del Colle dell’Agnello nel maggio scorso. Ricordate? Era in fuga, lo fermarono per aiutare la remuntada del suo capitano. Lui che la domenica prima all’Alpe di Siusi aveva quasi vinto la cronoscalata, dopo essere partito solo per “aprire la strada” a Nibali. Ora, con Aru ko, Scarpa si preparava a fare il capitano al Giro delle cento edizioni. A 37 anni andava ancora forte. Lunedì aveva vinto in Trentino e venerdì aveva portato a casa le maglie del leader ai figlioletti. Poi l’uscita di ieri, per l’ennesimo allenamento, la prima parte del quale passava spesso in compagnia del pappagallo Frankie. I video col volatile da mesi erano diventati un must sulla rete. Perché “L’Aquila di Filottrano”, al Giro voleva volare. Da campione.
@simeoli1972
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