Trost: «Voglio la finale, poi si vedrà»
MOSCA. Mosca, che in cirillico si scrive Mockba. Mosca, che per l’atletica italiana è la città dove Sara Simeoni, nel 1980, vinse l’oro olimpico. L’alfa e l’omega del salto in alto azzurro.
Trost non era neppure nata, ma quell’impresa Alessia la conosce. Imitare Sara? Si chiede troppo, ma la pordenonese non si pone stop. Un posto in finale, tra le prime otto, a medaglie: no limits per lei da domani, quando sarà in gara per le qualificazioni. «Ho tanto da imparare, ma ho anche la quinta misura dell’anno (1,98, ndr): perché non provarci?. Anche se è il suo primo mondiale, anche se le eliminatorie, per la prima volta, saranno dure: serve 1,94-1,96, da fare di prima mattina (9.40 o 11.10 russe).
Trost, prima gara iridata. Ieri l’atterraggio a Mosca. Sensazioni? «Irrequietezza. Positiva, però: non vedo l’ora di gareggiare. Mi manca la pedana, voglio quella pedana. I mondiali, per me, rappresentano la “gara”. Quando penso all’atletica, penso ai campionati iridati. Finalmente ci siamo». L’ultima gara, due settimane fa, agli italiani; poi solo allenamenti: come sta? «Fisicamente bene. Nelle ultime sedute ho avuto le risposte che volevo, ho fatto cosa serviva: ora bisogna gareggiare. In questo senso, i campionati nazionali mi hanno dato certezze. Ho visto che l’1,95 è nelle mie corde, che si può fare anche tranquillamente».
Ecco, quella misura. Per arrivare in finale, bisognerà farla di prima mattina. Queste qualificazioni sono “vere”. «Lo so. Nelle categorie giovanili non ho mai avuto problemi a esserci tra le prime 12. Ma sono preparata. Mi sono allenata anche agli stessi orari della qualificazione. Ce la posso fare, ce la voglio fare. La finale è il mio obiettivo. Poi non mi pongo limiti». Appunto: lei ha saltato 1,98, è la quinta misura dell’anno al mondo. E in inverno è volata oltre i 2 metri. «Ma l’ho centrata solo una volta. Se non ci fosse stata la parentesi indoor, sarei stata convocata per il rotto della cuffia. A ogni modo, è vero, sono misure saltate, che sono rimaste: per questo, nessun limite. Con umiltà, voglio provare a dire la mia. A inserirmi nelle zone che contano».
Con quanto si sale a podio? Sopra i 2 metri, anche senza la Vlasic? «Per me sì. In finale, usciranno le “vere” misure. La posso fare anch’io, appunto. Io parto dal basso per arrivare più in alto possibile. Non ho niente da perdere. Ho già centrato il mio obiettivo 2013: l’oro agli europei under 23».
A proposito: i mondiali, per l’atletica azzurra, per ora sono appena sufficienti. Non vuole passare per salvatrice della patria. «Appunto. Perché a mio parere non ho le qualità per esserlo. È il mio primo mondiale, devo imparare, anche se gareggio per ottenere il massimo. A Goteborg, agli europei indoor, fui mangiata da quest’ansia: non voglio che mi si rovini questa gara».
Trost, gioca in casa della Chicerova, la favorita per l’oro. Ma lei Mosca la conosce: ci ha già gareggiato nel 2010. «Sì, ed è un bel vantaggio. So dove mi trovo, non soffro l’ambientamento. Cercherò di sfruttarlo: ogni particolare è importante». Soprattutto se si vuole fare la guastafeste come lei. Che non dice di volere la medaglia, ma che sotto sotto ci spera.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto