A tutto Delneri, dalla crisi della Juventus all’Udinese: «Finalmente si è salvata in largo anticipo»

L’allenatore di Aquileia spazia sul calcio italiano, senza tralasciare l’impegno di Nations League dell’Italia

Massimo Meroi
Il tecnico friulano Luigi Delneri, 74 anni
Il tecnico friulano Luigi Delneri, 74 anni

A tutto Delneri. Dalla crisi della Juventus, mai così in difficoltà dalla stagione in cui la allenò lui (2010-2011), al campionato di Udinese e Venezia passando per l’impegno di Nations League dell’Italia attesa a San Siro dalla sfida con la Germania.

Delneri, ogni volta che la Juve va male viene fatto il paragone con quella della sua stagione. Le dà fastidio?

«No, anche perché le analisi non sono sempre veritiere. La mia era una squadra in evoluzione, doveva essere un anno di transizione e comunque non ci furono gli investimenti fatti nella scorsa estate. Noi prima degli infortuni di Quagliarella e Iaquinta eravamo terzi in classifica. Poi qualcosa sbagliammo, questo è indiscutibile».

Motta è finito nel tritacarne dopo le ultime due sconfitte. Lei sa cosa vuol dire...

«Alla Juve devi giocare sempre per vincere non importa dove, come e quando. Il calcio di Motta è quello di un progetto a lungo termine, fatto sulla cultura del fraseggio, ma Torino non è Bologna, in Emilia danno il tempo di sbagliare ad allenatore e giocatori, alla Juventus no».

In questa Juve si dice che ci sia poca juventinità...

«Beh, in effetti non ci sono giocatori di lungo corso che possono trasmettere questo senso di appartenenza che è un concetto determinante. Io avevo Del Piero e Marchisio e poi Buffon che rientrò dopo l’operazione alla schiena».

Perché alla Juventus fanno così fatica a dare una carica a Del Piero?

«Questo non lo so, ma io sarei favorevole. Il calcio non è fatto solo di tecnica e di tattica».

Eppure anche al Milan guardi cosa è successo con Maldini...

«Sì, ma poi si è visto i problemi che hanno avuto. All’Inter c’è Zanetti e io credo che un giocatore quando si allena e vede a bordo campo una simile figura ne tra benefici. In società alla Juve c’è anche Chiellini che però non mi pare abbia un ruolo operativo».

La scorsa estate alla Juventus hanno fatto un mercato particolarmente esoso ma giocatori come Koopmeiners e Nico Gonzalez non hanno avuto un rendimento accettabile pur arrivando dal calcio italiano. Perché secondo lei?

«Non hanno trovato un ruolo chiaro e definitivo. Cambiano spesso posizione e questo li ha mandati in confusione. Quello di far cambiare posizione ai propri calciatori fa parte della filosofia di Motta che non mi trova molto d’accordo».

Il quarto posto è ancora possibile?

«Sì, a patto di un cambio di rotta a cominciare dalla partita con il Genoa. I sette gol presi nelle ultime due gare sono un bel macigno e ci sarà tensione per dover fare risultato a tutti i costi».

Parliamo di Nazionale. Domani a San Siro c’è Italia-Germania, quarto di finale di Nations League. Ce la giochiamo?

«Sicuramente. L’ultima Italia mi è piaciuta, ha trovato l’assetto giusto, ha delle linee guida. Ce la possiamo giocare alla pari anche con le nazionali più forti».

Retegui e Kean possono fare coppia in attacco?

«Sì e no. Credo che se li vedremo assieme sarà perché bisogna forzare qualche situazione, che siamo sotto nel punteggio».

Zaccagni convocato, Orsolini no...

«Sono entrambi esterni, ma il primo ama anche giocare per vie centrali e quindi è più portato a fare la seconda punta».

Due parole sull’Udinese.

«Ha trovato una sua quadratura e finalmente è si è salvata con largo anticipo. Come si è visto con il Verona dipende molto da Thauvin. Ora l’obiettivo è difendere il decimo posto».

E il Venezia?

«Gli ultimi pareggi le hanno permesso di restare a galla. Gioca un buon calcio a conferma che Di Francesco è un ottimo allenatore. Faccio il tifo per lui perché negli ultimi anni è stato sfortunato, nel calcio il fattore “C”, ha il suo peso».

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