Udine sbanca Cantù: un super regalo di Natale per i suoi tifosi

A Desio la banda di coach Vertemati gioca la partita perfetta. Sempre avanti, l’Apu si prende il secondo posto: promozione diretta possibile giocando così

Antonio Simeoli

Difesa, durezza mentale, gioco, lunghi che reggono eccome, Hickey trascinatore, Johnson combattente: insomma, squadra vera. Così l’Old Wild West batte Cantù (83-74) in Lombardia, dando un chiaro segnale al campionato e facendo un meraviglioso regalo di Natale ai suoi tifosi. Inizio da accendino nel cherosene. “Varese, Varese” cantano dallo spicchietto i tifosi di Udine, arrivati in 27 e guardati a vista dalla polizia per evitare grane con i canturini. I canturini non la prendono bene. Di basket nemmeno l’ombra.


L'Apu non fa regali per Natale: la squadra di coach Vertemati sbanca Cantù

Sul parquet invece ci sono due tra le favorite alla vittoria finale. Solo che Cantù, piazza storica che gioca a Desio da anni in attesa d’un fantomatico nuovo palasport, qualche settimane fa si è messa l’etichetta di squadra ingiocabile aggiungendo, dopo che Basile ha esordito in nazionale, sotto canestro un terzo Usa, il pivot Hogue, una montagna da scalare per Pini e compagnia.

I 27 provano a farsi sentire anche se la curva canturina è bella tosta. Con commovente ricordo di Chicco Ravaglia andatosene ormai 25 anni fa. La posta in palio è alta, le difese toste. La chiave è sotto le plance. Hogue quando entra mette a dura prova Pini e Bruttini, Da Ros fatica con Basile ma è bravo a tirargli in faccia da fuori. Johnson deve tenere i due manzi della Brianza facendoli faticare in difesa. Il primo quarto di Udine nella bolgia di Desio è sontuoso: 21-27. Signori, dalla panchina Brienza può smazzare anche Moraschini, Baldi Rossi, Riismaa. Insomma, ha una squadra che non c’entra nulla con la A2.

Hickey da leader, si mette in partita, Cantù fa fatica. Ambrosin esce scuotendo la testa: non gli entra un tiro. Tranquillo, ragazzo la partita è lunga, ma senza l’ex Stefanelli servi anche tu. McGee, a proposito di piano di sopra ha una pulizia di trio deliziosa. Eppure, Ikangi porta i suo a +11, poi Caroti a +12 massimo vantaggio. Dubbio: nella tonnara è quasi sempre fallo di Udine: o gli arbitri vedono sott’acqua o sentono il peso della piazza storica.

L’Apu di Alibegovic (punti e leadership) va all’intervallo avanti 42-33 giocando da grande, difendendo forte prendendo 26 rimbalzi contro i 16 dei rivali cioè, insomma, udite udite, scalando la montagna dei lunghi avversari. Giocare meglio di così è impossibile. Contro qualsiasi altra squadra della A2 avrebbe almeno un ventello di margine.

Invece inizia male il terzo quarto, facendosi condizionare dalla bolgia in cui appena un fischio è “contro” la Lega ha la madre di facili costumi. Difendere, attaccare come prima. Fosse facile. McGee corre, Basile attacca il ferro, Da Ros gli rende tanti kg ma lotta come un leone. L’onda degli ingiocabili monta.

L’Apu traballa, il vantaggio si erode. “La gente come noi non molla mai”, cantano i 27 alle triple di Ikangi, Da Ros e Caroti. Ancora 10 punti di vantaggio, perché Udine gioca eccome, che sarebbe una cosa enorme se Moraschini (ridestatosi) non segnasse da tre quarti campo allo scadere: 51-58. Hickey, tripla chirurgica. Ma Cantù è lì, asfissiante in difesa, e con quelle bocche da fuoco da paura. Quando Basile si porta dentro i canestro Ikangi su fa davvero dura: 54-60.

L’onda risale, la fatica si fa sentire. Tripla di Hickey, l’avrete capito la partita è bellissima. Riismaa, ancora Anthony. Caroti si fa male: urla di dolore. Ginocchio. La sua smorfia fa tremare. Moraschini è devastante. Hickey da tre. Mirza olè, con gli arbitri che s’inventano un fallo in attacco contro di lui pesantissimo.

Enciclopedica difesa di Johnson su Hogue, rimbalzo di Caroti rientrato per fortuna a 4’ dalla fine l’Apu ha un tesoretto di 8 punti (72-64). Da Ros mura Basile che sembra la Faar di Conegliano al Mondiale di volley. Xavier sbaglia die liberi, ma trutti lottano come leoni. ”Udine, Udine”. Stoppata di Ikangi. Storie tese ad ogni azione, rimbalzo, fallo.

In palio c’è il titolo di anti-Rimini. Hickey, mamma mia che canestro. Risponde McGee. Caroti, tripla devastante per il 77-69 a 2’ dalla fine. Ma è il canestro dai 3 metri di Ambrosin, sì proprio lui, che chude la contesa a 1’44”. Hai visto ragazzo, alla fine l’hai vinta anche tu.

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