Udine batte il Piacenza: al Carnera finisce 90 a 73

L’Old Wild West regola la pratica della gagliarda Piacenza. E adesso mercoledì a Rieti e poi con Cantù due sfide chiave

Antonio Simeoli

Due-tre azioni ben fatte, ad alta intensità e con la testa giusta quando la capoclassifica incontra la coda sono essenziali all’inizio. L’Old Wild West le fa e mette subito in chiaro alla Cenerentola Piacenza che al Carnera non ci sarebbero state alternative alla sconfitta. Poi si complica un po’ la vita strada facendo ma, approfittando dello stop forzato di Rimini, si riprende la vetta solitaria della classifica. C’è un’ ombra-monito: anche Almeyda, non solo Gilmore, là sotto hanno fatto sentire la loro fisicità evidenziando il tallone d’Achille bianconero.

La “settimana santa”, quella che potrebbe indirizzare il campionato con mercoledì la trasferta di Rieti e domenica il posticipo con Cantù, la banda di Vertemati la inizia bene. Piacenza, con l’ex Gesteco Marks è ultima in classifica, ma in un campionato pazzo è bene diffidare. Udine sembra capirlo subito: 7-0 all’inizio e poi via così con un Ikangi indiavolato, messo a francobollare l’ex Cividale, ma come spesso fa anche pericoloso in attacco. E che si tira dietro una squadra motivata a tornare in testa da sola approfittando degli scherzi di un calendario rovinato dalle cervellotiche e assurde finestre destinate alle nazionali.

Che senso ha una roba del genere con partite rinviate, in date diverse, per impegni di giocatori di nazionali minori? Uno ce l’ha: togliere regolarità a un campionato peraltro bellissimo ed equilibratissimo

Il tassametro dell’Apu al tramonto del primo quarto diceva 27-8, con Ambrosin, Pullazi, Caroti, Alibegovic che si divertono a infilare triple e coach Vertemati che inizia un saggio utilizzo della sua lunghissima panchina (Pepe non pervenuto) provando a risparmiare i due americani Johnson e Hickey per altre battaglie. Ma se il campionato di serie A2 è pazzo un motivo ci sarà. Piacenza si sveglia o, meglio, l’Apu abbassa le antenne dell’attenzione e l’allenamento della domenica sera si ri-trasforma in una partita, sempre in controllo, beninteso, perché tra le due compagini c’è un abisso di tecnica, fisicità e uomini, ma comunque ancora da vincere.

Tre-quattro difese allegre posson bastare, appena l’intensità risale, riecco la distanza di sicurezza. Anche se, va detto, la pulizia tecnica del palleggio, arresto e tiro di Marks la si vede sempre volentieri. Un’altra sgasata della capolista arriva, tra l’altro, dopo un time-out infuocato chiesto da Vertemati, che sulla pericolosità di partite del genere mette in guardia da una vita. In attesa di tornare a fare l’agente speciale in settimana su Monaldi o McGee, Ikangi, fresco di compleanno, va al riposo con 15 punti in saccoccia (18 alla fine) in un Apu che guida per 48-32 anche grazie a una triplona di Da Ros allo scadere.

Piacenza è gagliarda, non affonda grazie anche alla fisicità del nipote d’arte Gilmore, risale sul 62-55 a fine terzo quarto. E poi ancora sul 65-59, con un Almeyda, che in modo preoccupante fa quel che vuole sotto. Difesa rivedibilissima.

Alla fine l’Apu, che non ha mai rischiato di perdere beniteso ma la vita se l’è un poco complicata, risolve la pratica con un paio di magate di Hickey, Da Ros e Caroti e Alibegovic (23 punti). Finisce 90-73.

Non serve girarci intorno: tra mercoledì e domenica i Pedone boys si giocano mezza promozione.

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