Udinese, ascolta l’ex: “Adesso conta solo vincere”

Rodolfo Vanoli, un passato da calciatore in A sia in Friuli che a Lecce gioca la sfida di lunedì: «Mi aspetto una partita “sporca”. Visto il momento i bianconeri dovranno badare al sodo»

Massimo Meroi

Da calciatore tra Lecce e Udine ha trascorso otto anni della sua carriera. Rodolfo Vanoli è forse la persona più adatta ad analizzare la sfida tra i bianconeri e i salentini in programma lunedì alle 18.30 allo stadio Friuli.

«Mai come in questo momento l’Udinese deve badare al sodo e portare a casa, in un modo o nell’altro, i tre punti», la fotografia che Vanoli, presente lunedì sera in tribuna, fa della squadra di Sottil.

Vanoli, Udinese 5 punti, Lecce 12. In estate era più facile immaginare il contrario. Concorda?

«Diciamo che il Lecce sta facendo quello che riuscì all’Udinese lo scorso anno. Ho visto i salentini all’opera dal vivo in due occasioni con Lazio e Sassuolo: è una squadra che si difende bene con tutti gli uomini e poi è bravissima a ripartire. Se gli lasci campo ti fanno male».

L’Udinese è incappata nella peggior partenza dell’era Pozzo.

«Ci si aspettava sicuramente qualcosa di più almeno a livello di punti. La squadra è stata cambiata molto, a cominciare dalla coppia d’attacco. Idem sugli esterni. Lucca è una scommessa, un po’ come lo fu tanti anni fa Bierhoff. Il ragazzo deve ancora capire la serie A».

Non crede che più che Lucca il problema sia Thauvin? È un giocatore fatto e finito e in nove mesi ha messo assieme zero gol e zero assist.

«In effetti parliamo di un arco di tempo particolarmente lungo. Lucca avrebbe bisogno di qualcuno di livello che gli giri attorno. Con il miglior Deulofeu sarebbe decisamente un’altra storia».

Sottil continua a insistere con il 3-5-2 nonostante gli esterni non siano all’altezza di quelli dello scorso anno.

«In un momento di difficoltà i giocatori hanno bisogno di certezze e cambiare l’assetto non è detto che sia la soluzione migliore. Sottil li vede tutti i giorni i giocatori, sa cosa possono dargli, quando i risultati non arrivano subentra la paura».

Paura che si è già vista con il Genoa. Quella di lunedì, però, è una partita da vincere...

«Vero, anche perché c’è il rischio che lo stesso Lecce e il Frosinone prendano un vantaggio poi difficile da colmare. I sette punti attuali sono già tanti in serie A. Il Lecce gioca come una provinciale: si difende bene e poi sfrutta la velocità dei suoi attaccanti. Se dietro decidi di rischiare l’uno contro uno con le loro punte può essere un azzardo».

Sta prendendo quota l’ipotesi di Pereyra a destra per alzare la qualità degli interpreti.

«La forza dell’Udinese all’inizio dello scorso anno erano proprio i due quinti che agivano alti andando a prendere i due terzini avversari. Nel girone di ritorno giocavano più bassi e la manovra è risultata meno efficace. Con il Lecce credo che proprio la posizione degli esterni sarà importante per capire il tipo di partita che farà l’Udinese».

Appunto, ma che partita devono fare Pereyra e compagni?

«Credo che verrà fuori una gara “sporca”, a centrocampo il Lecce ti aggredisce e non ti lascia giocare. Potrebbe esserci la necessità di cercare spesso Lucca con il lancio lungo: ecco, dovrà essere bravo il centravanti a tenere palla per poi favorire l’inserimento dei compagni».

Corvino si conferma uno dei ds più competenti: ceduto Hjulmand in mezzo al campo ha preso Radamani, in attacco Krstovic ha segnato 4 gol in 8 partite.

«Corvino costruisce le sue squadra partendo da una difesa a quattro e con attaccanti esterni veloci come Strefezza, Almqvist, Banda, che rientra, e Sansone che andava ricondizionato: la base è il 4-3-3 che può trasformarsi in un 4-4-2 o anche in un 4-2-3-1 soluzione alla quale D’Aversa è ricorso in alcuni momenti».

Non crede che a gennaio l’Udinese dovrà intervenire sul mercato per rinforzare l’attacco?

«Conosco bene la proprietà e se ha preso certi giocatori significa che ci crede davvero. Poi se dovesse servire qualcosa non si tireranno indietro, ma mancano più di due mesi».

E il calendario è da brividi...

«L’ho visto. Bisogna pensare a una gara alla volta, sembra una frase fatta, ma non è così».

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