Udinese, ecco quanto costerebbe la retrocessione in serie B
UDINE. Almeno 50 milioni di buoni motivi per salvarsi. L’incartamento, con i numeri precisi e i singoli dettagli, è già sul tavolo di famiglia, la famiglia Pozzo, ma il possibile – e non auspicabile – atterraggio dell’Udinese in serie B avrebbe delle ricadute pesanti anche sul territorio, in termini di “giro d’affari” e visibilità, senza contare che spariti i soldi del ricco contratto della A per la cessione dei diritti tv sarà molto più difficile per la società ripagare lo stadio Friuli, quei 30 milioni che rata dopo rata incideranno sul bilancio della Spa fino al 2023.
IL NODO. Essenzialmente l’Udinese è un club che si regge con i soldi che arrivano dalle tivù (e ora dal web) ai quali anno dopo anno ha saputo aggiungere delle robuste plusvalenze portate a bilancio grazie alle cessioni milionarie dei migliori giocatori. Un argomento che avrebbe bisogno di un capitolo a parte: da un po’ di tempo l’Udinese non produce grande calcio, ma i suoi piccoli talenti, anche se non riescono a incidere molto sulla classifica della squadra, restano molto richiesti.
Rodrigo De Paul sarà il prossimo: prima, da Sanchez in poi, ci sono stati Inler, Asamoah, Isla, Allan, Pereyra, più di 100 milioni finiti nelle casse societarie che non hanno – perlomeno, i risultati parlano – saputo alimentare il circolo virtuoso del mercato. Questo per dire che l’Udinese non ha comunque un bilancio “in sofferenza” e può contare su alcuni giocatori di una certa valutazione. Ma se scendi di categoria spariscono immediatamente i soldi della tv. 45,7 milioni nel 2019 per l’Udinese, stando alle proiezioni di Calcio e Finanza. Dazn per garantirsi tutti i diritti di B ha sborsato complessivamente 22 milioni, più qualcosa arriva dalla Rai. Due milioncini? Insomma, ci sarebbe già qui in clamoroso -43 sulla “tabella” dei danni della retrocessione.
QUEL PARACADUTE. È un po’ l’argomento principe di chi alimenta con le chiacchiere una leggenda popolare: retrocedere conviene, perché la Lega serie A garantisce un ammortizzatore alle squadre che non si salvano, se non altro per permettere ai club di onorare i contratti stipulati per il massimo campionato. Soldi freschi e disponibili subito: il 40 per cento dell’ammontare viene versato addirittura il giorno dopo la matematica retrocessione tra i cadetti. L’Udinese avrebbe i requisiti, legati essenzialmente alla lunga storia in serie A, per garantirsi poi il massimo possibile, 25 milioni.
Il punto è che anche tornando nell’élite dopo un solo campionato in purgatorio bisognerebbe ricalcolare la cifra dei diritti tv che non sarebbe più di 45,7 milioni. Una sorta di meccanismo bonus malus delle polizze d’assicurazione delle nostre auto: se fai un incidente l’anno dopo paghi di più. Qui se torni in A prendi di meno. E che dire poi del parco calciatori? Stormi di avvoltoi si getterebbero sulle prede e anche se Pozzo avrebbe la possibilità di trasferirli al Watford senza perderci, è chiaro che il “ricatto” della retrocessione inciderebbe anche sul mercato: uscirebbero molti giocatori da A, entrerebbero delle pedine da B. Una spesa da non sottovalutare. Cinque-sei elementi per una B di vertice costano comunque una ventina di milioni.
ALTRI DANNI. È stato sfiorato già prima l’argomento “rinegoziazione”. Dovrebbe essere affronta non solo per una risalita in A nell’ambito dei diritti tv, ma anche con gli sponsor nel momento delle discesa. Il marchi sulla maglia (a partire da quello della Dacia) porterebbero meno soldi nelle casse societarie. Per non parlare degli introiti garantiti dallo stadio Friuli: partendo dai dati inseriti nel bilancio ufficiale dell’Udinese Calcio Spa sono circa 8 milioni, ma è immaginabile che, rispetto a un anno fa, come è successo per i soldi delle tivù, anche questi siano lievitati nel frattempo. Meno 43 dai “diritti”, meno 12 tra botteghino e sponsor/marketing, meno 20 per una squadra da ricalibrare per scalare la B, a fronte di un solo più 25, quello del paracadute. Ecco i 50 milioni di buoni motivi per con retrocedere in B.
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