Udinese giù di corda,alla Juve basta un gol di Amauri

JUVENTUS
UDINESE
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0

JUVENTUS
(4-4-2) Buffon, Grygera, Mellberg, Chiellini, De Ceglie, Camoranesi (40’ st Del Piero), Sissoko, Poulsen, Nedved, Amauri (40’ st Trezeguet), Iaquinta (34’ st Marchionni). (Manninger, Salihamidzic, Knezevic, Marchisio). All. Ranieri.

UDINESE
(3-4-3) Handanovic, Motta (25’ st Isla) Ferronetti, Lukovic, Pasquale, Coda, D’Agostino, Inler, Pepe (30’ st Floro Flores), Quagliarella, Di Natale (12’ st Sanchez). (Belardi, Domizzi, Sala, Tissone). All. Marino.

ARBITRO
De Marco.

MARCATORE
Nella ripresa, al 21’ Amauri.

NOTE
Ammoniti: Ferronetti per gioco scorretto. Angoli 7-2 per la Juventus. Recupero 2’ e 4’. Spettatori 20.320, incasso 436.502 euro.



dall’inviato
Pietro Oleotto

TORINO.
Addio punti, addio Atalanta e Lazio (ancora prime), addio certezza: l’Udinese stavolta non ha pagato dazio alla Juventus per colpa della poca solidità difensiva, ma soprattutto per il volume di gioco sviluppato in attacco, un clamoroso passo indietro considerate le caratteristiche del gruppo bianconero e il credo tattico che da sempre Marino propone a Udine.


È soltanto un passaggio a vuoto o si tratta di Totò-dipendenza? Ieri Di Natale ha giocato sotto tono e le occasioni da gol sono state veramente poche, nonostante il tecnico siciliano abbia provato a disegnare sul campo una squadra tutta attacco già dall’inizio.Pasquale Marino sceglie la prima serata per riproporre l’Udinese vecchia maniera: mescola le carte, toglie dallo shaker Isla e aggiunge Motta sulla fascia destra per un 3-4-3 inedito. Sulla sinistra, infatti, agisce Pasquale, mentre in difesa si sistemano Ferronetti, Coda e Lukovic.


Collaudata, invece, la trazione di centrocampo, con la coppia Inler-D’Agostino e altrettanto sperimentato il trio d’attacco: Pepe, Quagliarella e Di Natale. Ma è difficile ritrovare d’incanto vecchi meccanismi e sensazioni conosciute, visto che in questi primi due mesi il ripassino tattico è stato leggero: dosi consistenti di 4-3-3 e di 4-2-3-1. Senza dimenticare la difesa a tre: Marino l’aveva promesso e per non sguarnire mediana e attacco ha scelto di tornare al passato.


Esame fallito? Non completamente. Ci sono anche delle riflessioni incoraggianti, sulle quali “lavorarci” su prima di farsi travolgere del disfattismo. Anche perchè è facile pesare che qui a Torino (sponda Juve) non tanti ritornaranno sul pullman con il sorriso stampato sulle labbra. Così bisogna dire che almeno la difesa ha retto per 67 minuti dimostrando che anche in casa di un’annunciata big si può proporre una retroguardia “ristretta” e senza i soliti noti, gli assenti eccellenti, gli infortunati (purtroppo) cronici: Zapata e Felipe.


Più delicato l’argomento attacco. Di Natale è stato a tratti impalpabile, quasi svuotato dall’esperienza in azzurro, tanto che il vero Totò si è visto al massimo un paio di volte, in particolare quando ha creato dal nulla un cross che ha messo sulla schiena della Juve un piccolo brivido, uno dei pochi. Proprio questo è il punto: con una formula tattica offensiva, l’Udinese ha prodotto ben poche palle-gol, anzi, forse una soltanto, quando all’88’ Floro Flores, sfruttando un tocco maldestro della difesa juventina, si è ritrovato da solo davanti al monumento Buffon e non è riuscito a far altro che cercare un falletto che l’arbitro De Marco ha ritenuto regolare considerando il contatto con Chiellini troppo leggero. Perchè Floro non abbia tentato di tirare è un mistero, come pure è difficile capire perchè Quagliarella abbia finito sistematicamente per cercare i tentacoli di Chiellini invece di tagliare a sinistra verso l’incerto Mellberg. Forse l’assistenza che riceveva in appoggio dai compagni era poco consistente, con Pasquale non propenso alle sparate “stile Dossena”, mentre Di Natale non brillava in termini di continuità. Così, nel bilancio, ci si ricorda solo di un colpo di testa di Quagliarella, troppo debole e troppo poco per mettere in difficoltà Buffon.


Capitolo centrocampo. D’Agostino ha fatto il regista, Inler l’uomo di fatica, il mediano. Morale? Il primo è andato a corrente alternata quanto a qualità delle giocate, nonostante abbia corso come un maratoneta etiope, mentre lo svizzero non ha colpito sotto il profilo della quantità, soprattutto se lo si mette in rapporto con il vero mattatore del centrocampo ieri sera all’Olimpico, Sissoko.


Questa la differenza, perchè oltre all’1-0, bisogna mettere a bilancio anche un palo e un incrocio per la Juventus che stavolta ha vinto anche ai punti. Non ci sono recriminazioni da fare. Bisogna soltanto voltare pagina. Il “capitolo” coppa Uefa sta per cominciare.


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