Udinese, l'accusa di Jankto: "In ritiro come uno schiavo". Poi bordate sul paròn

Intervista del bianconero alla tv della Repubblica ceca. L'Udinese non replica ma fa partire una multa salata
Udine 08 marzo 2017 Il centrocampista dellÕUdinese Jakub Jankto intervistato da Massimo Meroi per il Messaggero Veneto. Copyright Foto Petrussi
Udine 08 marzo 2017 Il centrocampista dellÕUdinese Jakub Jankto intervistato da Massimo Meroi per il Messaggero Veneto. Copyright Foto Petrussi

Ha sganciato la “bomba” in direzione Udine, Jakub Jankto attraverso la televisione della Repubblica ceca e direttamente dalla sede del ritiro dove si trova con la sua nazionale. Nel mirino del centrocampista ceco sono finiti Gianpaolo Pozzo e le sue decisioni di mandare la squadra in ritiro punitivo in quello che il giocatore definisce «il peggior albergo della città». Sul portale di Ceska Televize è riportato l’intero testo dell’intervista al ragazzo che arrivò a Udine nel 2014 dallo Slavia e che ora vorrebbe lasciare non solo l’Udinese, ma anche l’Italia. «Ora mi concentrerò sulle prossime due gare con la nazionale – dice –, poi vedrò con il mio agente (Giuseppe Riso, ndr) che cosa fare. Sono stati quattro anni felici per me, ma ora vorrei andare via e magari giocare in una squadra spagnola o inglese». E fin qui nulla di particolarmente strano conoscendo i “sogni di gloria” del personaggio.

Sull’Udinese, però, Jankto, che parte nella sua analisi dall’arrivo in panchina di Oddo, ha parlato a lungo: «All’inizio sembrava tutto promettente, abbiamo vinto cinque partite di fila, ma poi sono arrivate undici sconfitte consecutive. In dieci gare abbiamo subito sempre gol da calci piazzati e abbiamo perso anche gare che avevamo giocato bene». Poi la bordata su pàron Pozzo e quella che Jankto chiama una “schiavitù”: la vita in ritiro all’hotel Executive. «Ad un certo punto ci siamo ritrovati per tre settimane di fila in albergo – puntualizza il giocatore –, in totale in tutta la stagione abbiamo trascorso in ritiro due mesi. Mi sono sentito come uno schiavo, i miei compagni che hanno figli non potevano nemmeno vederli. Alcuni prendevano addirittura le pillole per riuscire a dormire». Le accuse riguardano anche l’Executive: «Eravamo nel peggior albergo di Udine, dove i bagni erano sporchi. Ci hanno detto che era una punizione quel ritiro, che dovevamo in quel modo rafforzarci, invece quella situazione era davvero brutta e ha creato battibecchi e litigi».

La profonda insoddisfazione di Jankto per questa ultima porzione di campionato è quindi sfociata nelle critiche al club e in particolare verso Gianpaolo Pozzo. «Gino Pozzo è un ottimo presidente e una persona eccezionale – specifica –. La decisione del ritiro punitivo l’ha presa suo padre. Se tutto fosse stato gestito da Gino sarebbe stato meglio: lui ci è stato vicino, era presente nel finale di stagione e ha cercato di incoraggiarci».

Ma il calciatore ceco, deciso evidentemente a togliersi ogni sassolino dalla scarpa, non si è fermato qui, affrontando anche l’argomento guida tecnica: «Il club sta pagando il quarto allenatore in due stagioni, e siccome Tudor ancora non è stato confermato andrà via pure lui. Sarei stato curioso di vedere cosa sarebbe successo se in primavera fosse tornato Stramaccioni, che è stato il mio primo tecnico all’Udinese».

Per concludere, quindi, Jankto è tornato a parlare delle prospettive di carriera. «Per ora non c’è nulla sul mio tavolo, del futuro parleremo solo alla fine di dei prestigiosi impegni che ho con la nazionale». Un futuro che per il momento prevede l’arrivo a casa Jankto di una multa (annunciata) da parte dell’Udinese. La società friulana a riguardo non ha voluto fornire un commento ufficiale alle dichiarazioni del calciatore. Nemmeno il direttore generale Franco Collavino – da noi contattato – ha desiderato dare seguito alle parole, preferendo il silenzio.

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