Vent’anni fa l’addio al Moretti, la storia dello sport a Udine

Costruito dopo la Grande Guerra fu casa dell’Udinese ma anche di tante discipline. Grazie al Panathlon tornano d’attualità i progetti per farlo rivivere, almeno in parte

UDINE. Sono trascorsi esattamente 20 anni da quando le ruspe hanno definitivamente demolito le ultime tracce (le vecchie tribune) del Polisportivo Moretti.

Un campo nato subito dopo la Grande Guerra, nel 1919 come uno dei primi e dei pochi stadi polisportivi d’Italia, tanto che al suo interno si potevano praticare il calcio e l’atletica, il ciclismo e l’ippica, il motociclismo e lo speedway, il pugilato e il rugby, il pattinaggio e il tennis.

Una struttura che è stata la casa di tantissimi ragazzi udinesi e la culla di tanti sportivi diventati poi famosi, o teatro per campioni consolidati, come Carnera o Coppi, che qui hanno gareggiato e corso. E la storia del Moretti è fonte di ispirazione e di visione del futuro della città per Andrea Purinan, appassionato di storia, di sport, di Udinese e iscritto al Panathlon, che vorrebbe ci fossero tracce fisiche e permanenti di un passato che non può essere dimenticato.

«Il 31 agosto 1919 è stato inaugurato il primo stadio moderno della città – racconta Purinan –, era stato costruito tra le attuali via Mentana e Moretti, su un terreno di proprietà della famiglia Moretti. E quello stesso impianto, qualche anno dopo, venne ristrutturato e ampliato, cosi da assumere le più ampie dimensioni dello storico Campo Polisportivo Moretti, inaugurato il 25 maggio 1924 con una prestigiosa riunione di atletica, a cui parteciparono alcuni degli atleti che qualche settimana più tardi avrebbero disputato le Olimpiadi di Parigi». Era dotato anche di due piste, una detta “bianca”, dove correvano le biciclette (quella di Coppi compresa), e una “nera” per l'atletica.

Accanto al campo principale di calcio, dove ha giocato l'Udinese anche in serie A, e dove i bianconeri si sono allenati fino agli anni '90, ne aveva un altro che chiamavano “campetto rosso”, realizzato con terra rossiccia da un gruppo di neozelandesi (qualcuno dice fossero inglesi) per giocarci ad hockey.

Ma soprattutto era un punto di riferimento per la città e per gli udinesi, che spesso per vedere le partite senza pagare il biglietto si arrampicavo sul muro di cinta, salendo in piedi sulle selle delle moltociclette o delle bici, o sbirciando da qualche buco ben sistemato. Ci andavano le signore con i mariti e i bambini con i nonni. Di lui, però, oggi non resta nulla.

Ed è questo che fa male a Purinan, che ha chiesto la collaborazione del Panathlon di Udine e del presidente Pittilino per provare a realizzare qualcosa che non ne faccia perdere del tutto la memoria.

«Si potrebbero installare – dice – alcune targhe ricordo con foto d’epoca e una breve descrizione della loro storia. Un’altra idea è quella di far rivivere, almeno in parte, il Moretti realizzando al suo interno almeno un campo per il calcio e uno per la pallavolo, che andrebbero ad unirsi alle strutture già esistenti. Inoltre, si potrebbero collocare due nuove porte nel punto esatto in cui si trovavano le due originali del campo di calcio e realizzare quindi una struttura moderna in vetro, dove esporre notizie e immagini legate alla storia dell’impianto, o anche un’opera d’arte in tema sportivo».

«Il Parco Moretti potrebbe diventare – conclude - la porta d’ingresso udinese per la ciclovia Alpe Adria e, poiché quella ciclovia passa già adesso accanto allo stadio Friuli, questo collegamento servirebbe a unire per sempre i nostri due massimi monumenti sportivi».

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