Vicario, caccia al posto di Donnarumma

Parla Massimo Lotti, il preparatore dei portieri che l’ha aiutato a puntare in alto. «Già ora meriterebbe di essere il titolare, ma è comprensibile che giochi Gigio»
Alberto Bertolotto

Non solo si è conquistato il posto in Premier League: sta dimostrando di meritarlo, mettendo in fila una serie di ottime prestazioni. Ma dopo essersi cucito addosso la maglia del Tottenham, adesso va a caccia del posto in Nazionale.

Guglielmo Vicario proverà a mettere in difficoltà il nuovo ct Luciano Spalletti nella scelta del portiere titolare. Gli azzurri lavorano a Coverciano e, per quanto Gianluigi Donnarumma sia il numero uno prescelto, il 27enne udinese non rinuncia a giocarsi le sue carte, per quanto rispetti i ruoli.

«Potrebbe giocare titolare e lo meriterebbe, per quanto sia comprensibile giochi Gigio Donnarumma», è il commento di Massimo Lotti, il preparatore che meglio conosce il talento friulano.

In Inghilterra è già protagonista. L’ha colpita questo suo impatto?

«Ricordo che Achterberg, preparatore dei portieri del Liverpool, analizzando l’impatto di Alisson in Premier, disse che il brasiliano, all’epoca già un top, ebbe bisogno di un paio di mesi per adattarsi alla velocità e al ritmo del campionato. Nelle quattro partite sinora giocate ho visto Guglielmo muoversi con una disinvoltura tale che non mi sembra mai in difficoltà».

Si aspettava al tempo questa crescita da parte del suo allievo? Le strade tra lei e Vicario si separarono nel 2019, quando il portiere approdò al Perugia.

«Io ero certo che potesse dire la sua in serie A, ma affermare che avrebbe potuto diventare un top player della categoria e in Europa, all’epoca sarebbe stato un azzardo. Mi sento di dire che diventerà tra i migliori dieci portieri al mondo. Crescerà ancora molto».

Qual è la qualità più importante di Vicario?

«Ha una forza mentale incredibile e una eccellente cultura del lavoro. È professionale e cura tutto, come l’alimentazione. Dal punto di vista tecnico è efficace oltre che bello da vedere».

Nel 2015, quando aveva iniziato ad allenarlo, non era così, giusto?

«Arrivò a Venezia con ottime qualità, era già impostato tecnicamente ma doveva essere costruito fisicamente. Era alto 1,94 ma pesava 72,5 kg. Allora lo scelse il ds del Venezia Giorgio Perinetti, una decisione che avallai. Mi aveva colpito il suo modo di parare, perché attaccava la palla. Pochi portieri hanno questa qualità.

Doveva migliorare però sotto alcuni aspetti, come la velocità delle braccia e la posizione del corpo prima di ricevere un tiro. Non la portava la figura in avanti e sulla punta dei piedi, faceva il contrario. E tendeva così a respingere coi piedi. Su questo aspetto abbiamo lavorato molto. E lui ha compiuto enormi progressi».

Tanti, all’epoca, erano colpiti dalla personalità di Vicario. Anche lei?

«Affrontava le partite convinto dei suoi mezzi. E, in senso buono, tendeva a volere essere protagonista della gara, voleva determinare. Un aspetto che lo portava a commettere qualche errore. Ho cercato di fargli capire che si tratta di una qualità importante, ma che va usata a seconda degli incontri. In alcune match basta fare cose normali, niente di più».

Nel 2018, dopo una stagione in serie D da titolare, una in C e una in B da dodicesimo, la scelta di puntare su Guglielmo come numero uno del Venezia tra i cadetti.

«Mister Vecchi e il presidente Tacopina mi chiedevano: “Sei sicuro?”. Io rispondevo dì sì, che per me era pronto e che mi sarei preso io la responsabilità. Credevo nel suo talento ed ero consapevole dei suoi progressi».

Da lì in poi la stagione in B al Perugia e l’approdo in A col Cagliari nel 2020 come riserva di Cragno.

«Allora voleva giocare con continuità, ci sentimmo e gli dissi che lui, per la serie cadetta, era già un top e che doveva dimostrare chi era a chi lo conosceva di meno. Doveva cogliere le occasioni che gli venivano date per scendere tra Coppa Italia e campionato».

E le sfruttò, andando all’Empoli in A da titolare e compiendo negli ultimi due anni un ulteriore salto di qualità. A suo avviso meriterebbe di giocare in Nazionale?

«Certo, anche se ci sta che, viste le doti tecniche e l'esperienza internazionale, tra i pali ci sia Donnarumma. Ma Guglielmo è un grande calciatore e, soprattutto, rimarrà per molto tempo a questo livello. E, sotto un certo punto di vista, è un bene che non sia impegnato nelle coppe europee durante questa stagione. Fa parte di uno step di crescita. In quella dimensione vi arriverà quando sarà al top».

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