Zanni, i particolari ci hanno negato un successo storico
«Cosa ci è mancato? Poco, dettagli, una maggiore attenzione in un paio di situazioni che avrebbero potuto portare a una meta». Aereo degli azzurri, volo verso Roma. È da poco passata mezzanotte. L’udinese Alessandro Zanni, terza linea azzurra, porta sul viso i segni della battaglia di Twickenham. Lo attendono tre ore di viaggio, poi un po’ di ore di sonno, terapie fisiche per il recupero e la preparazione del match di sabato contro l’Irlanda nell’ultimo match del Sei Nazioni 2013.
Lo dice anche il ct Jacques Brunel, alla fine sono i dettagli che fanno la differenza, che rendono grande una squadra. Avete comunque ammutolito gli 80 mila inglesi.
«Piccola soddisfazione, vincere o pareggiare sarebbe stata tutt’altra cosa. Sì, certo, ha ragione Brunel. Prendiamo quell’azione fra me e Sergio Parisse, nel primo tempo, quella combinazione sulla chiusa. Avremmo potuto segnare, invece alla fine la palla è passata a loro. Secondo me non era avanti, il passaggio era stato sporcato da un avversario. Cambia poco, non abbiamo fatto meta».
Avete passato gli ultimi minuti della partita in attacco, a pochi metri dalla loro linea di meta.
«Un’azione multifase molto lunga, eravamo sul 18 a 11 e una meta avrebbe potuto darci la possibilità di pareggiare. Anche lì, però, a parte il fatto che loro hanno difeso molto bene, alla fine abbiamo commesso un passaggio in avanti che ci ha ricacciati indietro».
Poi c’è stata una touche in attacco lanciata da noi e abbiamo commesso l’unico errore nella rimessa laterale, ma decisivo.
«Lì sono stati bravissimi loro. In quel momento l’Inghilterra aveva cinque saltatori e Caurtney Lawes si è messo davanti a Parisse intuendo il tempo di lancio e anticipandolo. Più che errore nostro è stata la loro abilità. I particolari, come si diceva».
La vostra combinazione del primo tempo, poi Parisse che, nella ripresa, lancia la palla verso destra senza nemmeno guardare ma sapendo che lì c’era Zanni. Fra voi c’è una grande intesa, e vedendovi sembra anche che vi divertiate.
«Noi entriamo sempre in campo per divertici. Quanto all’intesa è grande. Facilitata dal fatto che Sergio Parisse è un grandissimo giocatore, con una tecnica eccezionale. È un avanti vestito da trequarti, un vero leader in campo».
Contro l’Inghilterra si è riproposto il problema della mischia. Abbiamo preso dei calci di punizione che ci sono costati cari. Che succede?
«Secondo me in mischia siamo andati molto bene, loro giocavano al limite, ci sono state delle interpretazioni arbitrali. Arbitrare la mischia non è facile, sono decisivi i tempi di chiamata dei settaggi, bisogna sapersi adeguare. Ma penso che abbiamo vinto la sfida con gli inglesi».
La prestazione contro l’Inghilterra fa pensare che quando ci troviamo davanti a grandi squadre diamo il meglio, quando siamo i favoriti no.
«È vero, contro Scozia e Galles non siamo riusciti a esprimere il nostro gioco. Forse ancora non sappiamo gestire la pressione che viene dall’essere favoriti. Su questo dobbiamo lavorare: essere allo stesso livello per 5-6 settimane, per tutta la durata del Torneo. Quest’anno è accaduto con Francia e Inghilterra, sabato chiudiamo con l’Irlanda. Vediamo se saremo capaci di andare ancora avanti».
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