Zauli: «Cacciato presto, il flop non è causa mia»
PORDENONE. Mentre in casa neroverde si parla di allenatori, ce n’è uno che, dopo la breve avventura in riva al Noncello, è rimasto “a piedi”: Lamberto Zauli.
«A Pordenone – afferma – manca l’equilibrio, ecco perché sono stato esonerato: sono stato talmente poco alla guida della squadra da poter dire di non avere alcuna responsabilità nella retrocessione». Il primo tecnico della disgraziata stagione neroverde rompe il silenzio a campionato finito. Non vuole fare polemica, nonostante sia stato cacciato dopo sole 5 giornate. Tiene però a precisare il suo punto di vista.
Zaulli, lei denuncia un ambiente troppo “altalenante”. Può approfondire il concetto?
«Il presidente (Lovisa, ndr) aveva programmato con me una salvezza all'insegna di una squadra giovane, anche da ottenere all'ultima giornata. Nel mio periodo cambiava spesso idea: sono stato esonerato, eppure la squadra è arrivata a giocarsi l’accesso ai play-out a maggio...».
Ci racconti l’inizio dell’avventura.
«La società voleva rispettare l’età media di 25 anni: io avevo sposato il progetto. Dopo la partenza da 2 punti in 5 gare sono stato esonerato. Tre partite le abbiamo giocate in una settimana e, la prima di quel ciclo, col Venezia, abbiamo subìto un pari al 94’. Un’altra l’abbiamo persa col Bassano, che oggi si gioca la serie B. Avevo sostenuto un ritiro con pochi giocatori: tra gli attaccanti avevo Sakajeva e Donà, due giovani. Io dico che, se credi in un qualcosa, devi andare avanti fino alla fine».
Cosa ne pensa del girone di ritorno fatto dalla squadra?
«Sono cambiati i programmi. Sono stati ingaggiati giocatori esperti. Se si fosse investito un po’ di più a giugno, non si sarebbe arrivati a fare un mercato del genere a gennaio. Si sono viste due formazioni differenti: che fine hanno fatto, da gennaio in poi, giocatori come Pramparo e Paladin? Io, in accordo col club, dovevo farli giocare. Il progetto iniziale è svanito subito».
Brutta esperienza insomma, per lei.
«Della quale, però, ritengo di non avere responsabilità. Ho guidato la squadra soltanto per 5 gare. Troppo poche. E il club ha cambiato strategia. Dico questo non per fare polemica, parlo in totale serenità. Pordenone, poi, è una piazza tranquilla, con i media che cercano di aiutarti».
C’è qualche club che la vuole, ora?
«Adesso no. E’ difficile tornare in sella, soprattutto dopo quell’esonero. So che fa parte del gioco: adesso spero di trovare qualcuno che creda in me e mi stimi».
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