Casi in aumento anche con l’utilizzo degli smartphone

Al Malignani di Cervignano niente più gite dopo i selfie pericolosi. Nel pordenonese una 12enne vittima di bullismo ha tentato il suicidio

Lo smartphone ormai è un oggetto di uso comune, ambitissimo dai ragazzini fin dalla tenera età. Spesso usato come regalo per la comunione, davanti ai recenti fatti di cronaca però viene da domandarsi qual è la funzione del cellulare nelle mani di un ragazzino di 13 anni e più nello specifico a scuola.



È di poche settimane fa il caso dello stop alle visite di istruzione dell’istituto Malignani di Cervignano. In quel caso il dirigente, Aldo Durì, ha deciso il giro di vite dopo i selfie a dire poco scriteriati scattati da alcuni ragazzi in bilico sui balconi al quarto piano dell’albergo che li ospitava durante il soggiorno-studio in una capitale europea.

Poi, un paio di mesi fa una dodicenne di Pordenone ha tentato il suicidio gettandosi dal secondo piano di casa per evitare di rientrare in classe con i suoi compagni che la intimorivano.

E la scorsa settimana un caso eclatante di bullismo ha coinvolto anche una scuola media di Udine. Una ragazzina sarebbe stata picchiata appena fuori dal cancello dell’istituto da un’altra coetanea e filmata da un folto gruppetto di compagni di scuola. «Un fatto increscioso – commenta la dirigente del Quinto comprensivo cittadino, Tullia Trimarchi –. Al di là della causa, perché è tutto da approfondire, si tratta di un gesto deplorevole. È la prima volta che capita e tutto è avvenuto fuori dalla scuola, ma ora voglio che siano verificati tutti i retroscena della vicenda».



La vittima parla infatti di altri episodi di intimidazione, cui però non aveva dato peso. Gli atti di bullismo non sono una novità per le scuole udinesi, ma non hanno mai raggiunto livelli così eclatanti, come spiega Luca Gervasutti, dirigente scolastico del Sesto istituto comprensivo cittadino e presidente della sezione cittadina dell’Associazione nazionale dei presidi. «Da quando sono a Udine, cioè da due anni, ho incontrato situazioni difficili, ma tutte rientravano nelle normali dialettiche fra adolescenti – dice –. Situazioni così eclatanti non si sono ancora verificate. Ovviamente la condanna del fatto è ferma e irreprensibile».

Episodi di bullismo sono stati registrati anche al Terzo comprensivo, come riferisce il dirigente, Paolo De Nardo. «Ci sono ragazzini che sono stati fatti oggetto di vessazioni e prese in giro, ma è importante usare il termine bullismo in modo corretto – auspica il preside –. È un fenomeno con caratteristiche precise, chiamare bullismo qualcosa che in realtà non lo è, non ci aiuta ad affrontare correttamente i problemi».

Esiste, infatti, una serie di caratteristiche tipiche che tratteggiano i contorni del fenomeno: «Ci deve essere una vittima che sia sempre nella posizione di vittima, così come un bullo che sia sempre nella posizione di bullo – spiega De Nardo –. Fondamentale anche la presenza di persone che osservano e non intervengono e gli episodi devono essere continuati nel tempo per almeno un paio di mesi, altrimenti si tratta di normali scaramucce fra ragazzini.

Penso per esempio al caso dell’alternanza delle figure di vittima e “carnefice” nello stesso ragazzino, questo è il tipico caso di una dinamica normale di relazioni fra adolescenti. La vittima del bullismo invece non riesce a uscire da questa situazione. Per capire se un giovane è vittima di bullismo ci sono delle spie tipiche: per esempio il rendimento che cambia significativamente, oppure un repentino cambio di umore che però diventi costante nel tempo».
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