Cie, gli stranieri chiedono di essere trasferiti da Gradisca FOTO

I 64 immigrati: portateci un altro centro. Restituiti i telefonini e aperta la mensa. Sel: è una pentola a pressione pronta ad esplodere. Oggi una manifestazione
Bumbaca Gorizia 12.08.2013 Gradisca rivolta al CIE Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 12.08.2013 Gradisca rivolta al CIE Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. «Non vogliamo più stare qui: trasferiteci altrove, anche in un altro Cie». Gli immigrati ospitati dal Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca – 64 in tutto a ieri – lo hanno chiesto a gran voce nelle scorse settimane ai rappresentanti delle associazioni autorizzate a visitare la struttura, definita «la più a rischio» nel suo genere in Italia dal deputato di Sel, Serena Pellegrino, che ieri ha effettuato un nuovo sopralluogo all’interno dell’ex caserma Polonio. Dove la situazione è tornata tranquilla, dopo i tafferugli dei giorni scorsi, anche grazie all’intervento della Prefettura, che ha deciso di accettare alcune delle richieste dei clandestini che soggiornano nel centro. E per oggi pomeriggio, è previsto un presidio di protesta, con manifestanti che arriveranno anche da fuori regione.

È tornata la calma

Impossibile, per ovvie ragioni, accettare la richiesta degli immigrati di rivedere il comma della legge Bossi-Fini che dispone la permanenza dei clandestini nei Cie fino a un massimo di 18 mesi. Prefettura e Questura, però, su pressione della Pellegrino, hanno riconsegnato ieri agli ospiti del cento i loro cellulari, sequestrati nei mesi passati.

Altra concessione: è stata riaperta la sala mensa, dove gli immigrati potranno consumare i pasti. Fino a oggi pranzi e cene erano distribuite in stanza o negli spazi comuni, «autentiche gabbie, degne di uno zoo», ha spiegato Jenny, referente dell’associazione Tenda per la pace e i diritti. Nei prossimi giorni sarà ripristinato inoltre il campetto di calcio, chiuso da due anni.

«Rispetto ai giorni dei disordini la situazione è certamente più tranquilla, ma all’interno del centro si vive una situazione di emergenza costante – ha spiegato la deputata di Sel –. Il Cie gradiscano è quello più a rischio a livello nazionale, è una pentola a pressione. Con, in più, una situazione igienico-sanitaria che resta di alto degrado».

Oggi la manifestazione

Per questo pomeriggio (dalle 17) è previsto un presidio di protesta pacifico organizzato davanti al Centro dall’associazione Tenda per la pace e i diritti: «Chiederemo la chiusura del Cie, una struttura nella quale è stato progressivamente tolto tutto – ha spiegato una referente del sodalizio –. Un paradosso? Gli operatori ormai non consegnano neppure più il regolamento agli immigrati per timore che questi lo usino per appiccare incendi. Assistiamo a continue violazioni, delle quali è responsabile la Prefettura: per questo chiediamo che il prefetto di Gorizia rassegni le dimissioni».

Tre settimane fa alcuni componenti dell’associazione hanno avuto modo di visitare il Cie e parlare con gli ospiti: «Ci hanno detto che pur di non stare qua sarebbero disposti ad andare in altre strutture analoghe, che in molti casi hanno già visitato, a dimostrazione che quello di Gradisca è uno dei peggiori in Italia».

All’incontro di ieri all’esterno del Cie hanno preso parte anche il garante dei detenuti del carcere di Gorizia, don Alberto De Nadai e don Pierluigi Di Piazza del Centro Balducci di Zugliano: «Nel Cie sono violati tutti i diritti più elementari e costantemente lesa la dignità umana: un luogo come questo va chiuso subito. L’Italia, purtroppo, non ha un vero progetto sull’immigrazione», ha detto il sacerdote.

M5S e Pd: va chiuso

«Era prevedibile che il Cie di Gradisca diventasse per l’ennesima volta teatro di episodi di violenza e di disperazione. Fino a oggi non si è fatto nulla per risolvere la situazione». È la presa di posizione della consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo, che paventa il rischio che «in regione arrivino almeno 500 immigrati al mese, destinati ad aumentare a dismisura il numero dei clandestini presenti in Fvg. È una situazione insostenibile».

Sulla necessità di chiudere il Cie insiste anche Franco Codega (Pd): «Lo avevamo già detto all’indomani della visita di qualche settimana fa: il centro, almeno così come oggi è gestito, va chiuso – spiega Codega –. Le condizioni di vita delle persone ivi trattenute sono inaccettabili. Sono molto più restrittive di quanto previste dalle direttive europee in proposito e sono spesso al limite del rispetto dei diritti umani».

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