Croazia in festa per l’ingresso nella Ue

Piazze piene e capi di Stato a Zagabria per la cerimonia. Milanovic: «Tendiamo la mano agli altri Paesi di questa regione»

ZAGABRIA. Quando mancava poco allo spuntare della prima alba europea è calata in massa in piazza la minoranza europeista dei croati e così Zagabria ha salvato la festa. «Io sono tedesco – ha tuonato dal palco il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz – e ve lo dico anche in tedesco: benvenuta Croazia».

Voleva rimarcare che la Germania non mancava e spegnere le polemiche per l’assenza di Angela Merkel. Stime ufficiali parlano di trentamila persone in strada soltanto nella capitale per salutare l’ingresso nell’Unione europea, ma a mezzanotte i megaschermi hanno rimandato le immagini dei tappi di Prosek che saltavano anche a Osijek, Fiume, Spalato e Ragusa: l’inquadratura però era sempre sulle autorità e mai sul pubblico.

«Questa notte non scappiamo, restiamo qui con le nostre nuove pesanti responsabilità – ha detto il premier croato Zoran Milanovic – e tendiamo la mano agli altri Paesi di questa regione assieme ai quali facemmo una comune lotta contro il fascismo, per la solidarietà e la libertà. Un successivo terribile periodo bellico ci ha divisi dalla Serbia, ma oggi possiamo dire che quello che abbiamo fatto è stato un percorso giusto che ci ha portati a essere un grande Stato che ha raggiunto standard molto elevati nella difesa delle libertà e nella tutela delle minoranze. Uno Stato che si sente parte dell’Occidente, ma vuole essere un ponte con i Balcani che ritiene altrettanto importanti anche per le tradizioni che guardano a Est, perché il Mediterraneo è oggi un punto di unione».

E il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso ha dato atto alla Croazia di aver compiuto negli ultimi anni «una profonda trasformazione» che l’ha portata a essere «un Paese democratico in cui si rispettano i diritti fondamentali. Oggi questo processo è compiuto – ha aggiunto – ma inizia una nuova storia. La Croazia però non verrà lasciata sola – ha assicurato Barroso – ma continuerà a essere assistita dall’Unione europea così come lo è stata nel suo percorso di adesione». Ma ciò anche per uno specifico motivo ha sottolineato il presidente della Commissione europea calcaldo la mano su quello che è stato il tema dominante della gran parte dei discorsi: «Dovete essere di esempio per gli altri Paesi della vostra regione ai quali avete teso la mano della riconciliazione e dovete aiutarli a seguire il vostro percorso».

«Appoggeremo i Balcani occidentali ad aderire», aveva assicurato il presidente croato Ivo Josipovic già aprendo il pranzo ufficiale quasi rispondendo direttamente e poi ha ottimisticamente alzato il calice brindando «all’Europa del futuro e del benessere».

Eppure gli applausi più forti e convinti li ha raccolti il vicepremier irlandese Eamon Gilmore quando ha detto testualmente: «Siete europei geograficamente e culturalmente», a significare di come anche i croati che credono nell’Europa tendono a prendere le distanze dai Balcani propriamente detti il che fa capire che non sarà facile coinvolgere le popolazioni nell’opera di assemblamento delle nazioni vicine, Serbia in primis, pur auspicata in tutti i discorsi.

«Si sono avverati i sogni non di una, ma di molte generazioni che nei decenni hanno gettato le basi per un futuro democratico – ha sintetizzato il presidente Josipovic – siamo stati, rimaniamo e saremo europei anche per i valori in cui crediamo, in primo luogo quello della libertà. Veniamo da un passato difficile e tragico, ma l’Europa è garanzia di pace e di sicurezza e perciò non vogliamo si fermi ai nostri confini. Davanti a noi ci sono molte sfide difficili, ma saremo un membro dell’Unione europea responsabile, costruttivo e attivo. Siamo all’alba di una serie di giorni con opportunità da non perdere. Dipenderà da noi perché l’Europa offre ma non regala opportunità».

«Prenderemo le decisioni assieme – ha assicurato il presidente del Consiglio d’Europa Herman Van Rompuy – e le discuteremo da Zagabria a Saragozza, da Spalato a Stoccolma. Condivideremo le responsabilita di un progetto comune perché il vostro ingresso in Europa è stato il crocevia dal quale potremo camminare insieme nei Balcani avendo come guida fondamentale l’esempio che state rappresentando in tutta la regione».

«Presentate le vostre idee e le accoglieremo con favore – ha concluso Schulz –. Benvenuti a casa».

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